Al di là (non sopporto l’espressione, ma in fondo la Battistini scrive bene: gliela passo) della critica al tessuto ideologico, mai così stupida, mi trovo concorde invece con il giudizio estetico. Considerato anche l’entusiasmo con il quale facevo il mio ingresso in sala, per me è stata una mezza delusione: mai mi era capitato che un film visivamente così splendido, con una gestazione così dolce, praticamente perfetta, poi all’esito finale (montato, doppiato, voice-overato) finisse con il risultarmi tanto sgraziato, aritmico, incoeso.
Molti citano Kubrick – che non c’entra un cazzo -, la Battistini soltanto, mi pare, Lynch – suvvia -; io avrei detto l’Herzog del blue yonder, o più semplicemente una sorta di Malick in fast forward, con l’indice stretto attorno al grilletto, pronto a spararti tutta la sua pappardella sull’inizio del cosmo e i dinosauri sul dito con cui stai occludendo la volata del fucile.
Un velociraptor mezzo stravolto. Rapace? No, non divora neppure la preda che calpesta.
Magazine Società
Possono interessarti anche questi articoli :
-
The tree of life - sabato sera
La Sala ha nome pretenzioso ma è molto bella, ha un ottimo video e un sonoro perfetto, non ci sono molto abituato. Quando arrivo si respira aria di grande... Leggere il seguito
Da Gianlucaciucci
SOCIETÀ -
The Tree of Life
Io vivo a Milano e questa settimana Milano è stata una città gentile e generosa, si è messa a fare dei regali, delle sorprese, ma guarda, lei sempre così... Leggere il seguito
Da Frankezze
SOCIETÀ