The Vatican Connection e l’Oro del Vaticano: Roberto Calvi (2a parte).

Creato il 12 luglio 2014 da Hugor @msdiaz61

Il dirigente del settore estero del Banco Ambrosiano, Giacomo Botta, dichiarerà ai magistrati milanesi che il dominio dello IOR sul Gruppo del Banco Ambrosiano era reso palese dalla fulminea carriera di Alessandro Mennini [figlio dell'amministratore delegato dello IOR, Luigi], entrato inopinatamente in banca con il grado di vicedirettore; il trasferimento dallo IOR al Gruppo Ambrosiano della Banca Cattolica del Veneto, cui non era seguito cambiamento alcuno nella direzione e nell'organo di amministrazione; il finanziamento cospicuo dello IOR (150 milioni di dollari) che aveva aiutato la neonata società Cisalpine [poi Baol-Banco Ambrosiano Overseas Limited] ad affermarsi come banca; la presenza di monsignor Marcinkus nel consiglio di amministrazione della stessa banca di Nassau; la gelosia con la quale Calvi custodiva e gestiva il proprio esclusivo rapporto con lo IOR; l'appartenenza allo IOR di Ulricor e Rekofinanz, azioniste del Banco Ambrosiano, nonché di quattro società titolari dei pacchetti di azioni del Banco Ambrosiano che la Rizzoli aveva costituito in pegno per un finanziamento ottenuto da Baol.

Il Vaticano era in sostanza il padrone del Banco Ambrosiano, praticamente dalla fine degli anni '70.

Il 20 luglio 1981 il Tribunale di Milano dichiarò Calvi colpevole di frode valutaria, e lo condannò a 4 anni di prigione e a 15 miliardi di lire di multa. Il banchiere catto-massone ottenne la libertà provvisoria in attesa del processo d'appello.

Calvi tornò ai vertici del Banco e cercò, insieme al faccendiere Flavio Carboni, l'aiuto dello IOR. Poche settimane dopo egli si recò in Vaticano, da monsignor Marcinkus, nella sede dello IOR, ove firmò un documento che liberava la banca del Papa e Marcinkus da ogni responsabilità per l'indebitamento delle società panamensi verso il Gruppo Ambrosiano; in cambio, ottenne dallo IOR lettere a garanzia della situazione debitoria di quelle stesse società, con scadenza 30 giugno 1982. Attraverso le lettere di patronage della banca del Papa, e entro quella data, Calvi avrebbe dovuto trovare gli ingenti capitali necessari al salvataggio del suo impero finanziario.

Calvi non voleva perdere la preziosissima partnership della banca vaticana, anzi intendeva renderla organica e ufficiale. Ed essendo ormai bruciati i rapporti con la fazione massonico-curiale, decise di rivolgersi a quella avversa, con l'obiettivo di arrivare a coinvolgere l'Opus Dei. L'interlocutore del banchiere massone fu il cardinale Pietro Palazzini, prefetto della Congregazione per le cause dei santi e caposaldo curiale della fazione opusiana.

Cardinale di Curia dal 1973, da sempre vicinissimo all'Opus Dei, Pietro Palazzini era amico di Camillo Cruciani, alto dirigente della Finmeccanica, fuggito in Messico in seguito allo scandalo Lockheed nel 1976.

Proprio nel periodo della convalescenza di papa Wojtyla, le due opposte fazioni curiali si misero d'accordo per commissariare la Compagnia di Gesù, verso la quale nutrivano entrambe una forte ostilità.

Pochi giorni prima che Wojtyla tornasse in Vaticano, il 29 settembre, la Santa Sede diramò una notizia stupefacente: il presidente della banca vaticana, monsignor Marcinkus, era stato nominato dal Papa convalescente anche pro­presidente della Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano; il capo dello IOR e neo-governatore dello Stato vaticano, inoltre, era stato promosso al rango di arcivescovo, in attesa di ricevere la porpora.

La notizia della nuova carica cumulata da Marcinkus (il quale in pratica era divenuto il capo assoluto di tutte le finanze vaticane) suscitò sconcerto nella stessa Curia, soprattutto nel Segretario di Stato il cardinale Casaroli, da tempo ai ferri corti con Marcinkus. A causa di Solidarnosc Wojtyla non poteva fare a meno di Marcinkus: in particolare si dovevano assicurare ingenti finanziamenti alla leadership moderata di Walesa.

La fazione opusiana appoggiava fortemente il sostegno papale a Solidarnosc: per questo accettava che le finanze vaticane restassero nelle mani di monsignor Marcinkus, e che l'arcivescovo americano si facesse carico dei rischiosi finanziamenti segreti a Walesa. Da notare che l'entourage più stretto di Wojtyla era convinto che l'attentato fosse collegato alla sua decisione di elevare l'Opus Dei a Prelatura personale.

Tanto che egli accettò una "speciale protezione" opusiana, nella persona del capitano della Guardia svizzera Alois Estermann, nuova guardia del corpo del Pontefice.

Quando in Polonia il governo comunista di Jaruzelski impose lo stato d'assedio per scongiurare l'invasione sovietica e la guerra civile, in Vaticano il cardinale Casaroli, insieme a molti curiali, riteneva il Sommo Pontefice corresponsabile della tragedia polacca, gravida di incognite ben più sanguinose. Si temeva, sopra ogni altra cosa, che emergessero i finanziamenti vaticani a Solidarnosc, e che il sindacato-partito cattolico voluto e sostenuto da Giovanni Paolo II a quel punto sfuggisse al controllo politico papale imboccando la strada dell'insurrezione.

Anche la Loggia P2 - in dissenso dalla fazione massonico-curiale, a maggioranza fautrice dell'Ostpolitik - approvava i finanziamenti "anticomunisti" a Solidarnosc. Al punto che persino una parte dei 7 milioni di dollari fatti affluire nel biennio 1980-81 dalla P2 - tramite l'Ambrosiano - sul conto svizzero "Protezione" a beneficio del politico italiano Bettino Craxi, venne utilizzata per aiuti a Solidarnosc.

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