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All'epoca dell'uscita nelle sale di The village le opinioni sul film furono molto contrastanti, c'era chi rimproverava all'ultima fatica di Shyamalan di non aver mantenuto le promesse fatte in sede di trailer disilludendo chi dal film si aspettava un horror spaventoso e coordinate diverse da quelle che in effetti The village propone.
A me la prima cosa che vien da dire è: "meno male!". Effettivamente ci si muove più nel territorio della suspence e di quello che viene definito thriller psicologico che non in quello orrorifico, anche se qui la parola thriller non mi sembra totalmente centrata. A conti fatti questa scelta si è dimostrata vincente. Dopo il trionfo di pubblico che era stato Il sesto senso, M. Night Shyamalan aveva diretto due pellicole che non avevano convinto proprio tutti (Unbreakable, 2000 e Signs, 2002), con The village torna a girare un film di ottimo livello aiutato da un cast di tutto rispetto e in grande forma.
The village è un film pensato e ben costruito che offre parecchio allo spettatore, tra le altre cose non mancano tensione e qualche spavento nonostante come si diceva sopra non siamo proprio dalle parti dell'horror. Oltre a questo il sottotesto del film propone un annoso dubbio sul quale riflettere, volendo spinge a pensare su che tipo di persone si può essere, in modo naturale, senza ricatti. Chiusura e apertura, al prossimo, al domani, alla vita. Paura o speranza, dolore e curiosità.
Siamo alla fine del 1800, in un villaggio della Pennsylvania isolato entro i confini di un bosco la vita scorre naturale, ci sono la gioia e il dolore, la vita e la morte. La comunità si stringe intorno a quella che è una sorta di guida, Edward Walker (William Hurt), e a un consiglio di anziani che si occupa della serenità e della sicurezza dell'insediamento (tra i quali Sigourney Weaver e Brendan Gleeson). A stonare nell'idilliaco contesto una torretta di guardia apparentemente fuori posto e alcuni strani segnali di colore giallo lungo tutto il perimetro del bosco.
Questi segnali tracciano il confine tra i territori della comunità e il bosco appartenente alle creature senza nome. Sembra infatti che il villaggio prosperi nella tranquillità solo in virtù di un antico patto che gli anziani fecero con queste inumane creature molto tempo addietro, un patto reciproco che impone alle due comunità aderenti di non invadere il territorio dell'altra, isolando di fatto il villaggio dal territorio esterno al bosco.
Ma i tempi cambiano e le nuove generazioni, pur rispettose, hanno idee e convinzioni diverse, come Lucius Hunt (Joaquin Phoenix) ad esempio, convinto che le creature innominabili lascerebbero passare un puro di cuore motivato da buone intenzioni, o come l'imprevedibile Noah Percy (Adrien Brody), il matto del villaggio. Ma a dare uno scossone allo status quo del villaggio sarà la giovane non vedente Ivy Walker (Bryce Dallas Howard) armata solo d'amore e forza di volontà.
Menzione particolare per l'interpretazione splendida della piccola Howard, figlia del famoso Ron, una protagonista perfetta e solo all'apparenza fragile, ben supportata da un cast di prima grandezza. Chi conosce il cinema di Shyamalan può intuire alcuni sviluppi prima che questi si palesino in video, ciò non toglie il merito di una buona costruzione e di una vicenda dalle emozioni ben dosate, tesa quanto e dove serve. Nonostante le numerose critiche ricevute dal film a mio avviso The village rimane una delle pellicole migliori del regista indiano.
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