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Ieri sera mi sono spaparanzato in divano con l'intento deciso di guardare "The Woman". Però la mancanza di sottotitoli mi rende la visione alquanto pesantuccia e allora chiudo dopo dieci minuti nella speranza che qualcuno si metta una mano sul cuore e li distribuisca. A questo punto mischio l'urna della lotteria e ti pesco "The violent kind". A primo acchito la copertina (che non è quella che trovate qui in alto) non mi prende per nulla e il titolo italiano, "Il bosco dell'orrore", fa ancora più schifo. Poi decido di metterlo in moto con due colpi di pedalina (come i chopper del film) e lo spettacolo ha così inizio: la tipa di The Event (la racchia Taylor Cole alias Shade) si sta cavalcando con impeto e impegno il capo dei "The Crews", Q, mentre fuori gli altri due componenti della banda di bikers se la passano a cazzeggiare; arriva un grosso pick-up da cui scende un energumeno che cerca Q con una nota di evidente nervosismo; Q termina il suo lavoro con Shade, si mette la pistola nei jeans, esce e comincia a menare il ciccione senza nessun motivo assieme ai suoi compari. E se le danno di bruttissima. La scena è girata con perizia e i protagonisti li vorresti già conoscere... allora proseguo con la visione. Risultato: il film è fenomenale.
Quando mi capitano sotto le grinfie queste produzioni dal budget risicatissimo ma che divertono in questo modo, andrei a baciare la produzione, ma mi accontenterei anche della Taylor.
La vicenda sembra prendere ogni volta la strada dello stereotipo più bieco ma poi i Butcher Brothers (The Hamiltons, Scherzo letale) svoltano con violenza ad ogni incrocio e ti lasciano un senso di stordimento quasi da ubriacatura. Alcune scene si dilungano un pò troppo ma non annoiano perché alla fine non sai mai cosa aspettarti.
Se per i primi venti minuti il film sembra un banale "macho-movie", per la restante ora e dieci, non ci si può certo addormentare. Basterebbe a portare avanti da sola la pellicola, la splendida colonna sonora che ci accompagna a ritmo di rock anni cinquanta, blues e country, in questa strana rivisitazione dell'impotenza umana.
La prima scena che mi ha fatto sobbalzare sul divano è stata quando viene mostrata con assoluta disinvoltura una... aurora borale nel nord della California! Dopo di questo fatto, succederà di tutto. E non scherzo: possessioni demoniache, torture, vampiri(?), zombie(?), splatter, scazzottate, pulp e chi più ne ha più ne metta.
Ad un certo punto ho cominciato a chiedermi dove volessero andare a parare i registi e la sceneggiatura traballava in maniera spaventosa. Ma ci si diverte come dei pazzi.
Quello che rende tutto così interessante è che alla fine la sceneggiatura non crolla quasi mai e i buchi che si creano man mano, si chiudono col passare del tempo.
Da un punto di vista tecnico la regia dei due "fratelli" è discreta. Nella baraonda che si crea è davvero difficile continuare a girare e rendere credibile la vicenda ma i Butcher Brothers ci riescono abbastanza bene. Gli attori non sono esattamente all'altezza del girato, Cory Knauf (Cody) e Christina Prousalis (Megan) sono davvero da dita in gola, ma l'interpretazione dei terrificanti Vernon e Jazz è da medaglia d'oro. Vernon, interepretato da Joe Egender (Hunger), è davvero un personaggio indimenticabile.
Trucco di prim'ordine. Effetti speciali appena sufficienti.
In questa pellicola made in USA sono proprio i malvagi a fare la storia. I protagonisti cattivi sono ottimamente caratterizzati, con nomi strambi alla Tarantino, violenti come pochi e lo stereotipo si disperde in mezzo ad Harley Davidson, spogliarelliste, auto anni cinquanta e sangue a profusione. Notevole.
La violenza di base del film è la parte che più mi ha colpito. Tolto lo sfondo giocattolone, fa impressione l'invincibilità assoluta dei cattivi che tutto possono, e sadicamente ne approfittano per infierire sugli indifesi ragazzi senza dimostrare la minima umanità. Ma nulla è dato al caso e anche questa forzatura estrema avrà il suo perché.
E adesso arriviamo al punto cruciale: il Finale. Non so cosa sia passato per la testa del signor Altieri e del signor Flores, ma il finale che sono riusciti a confezionare per "The violent kind" porta questo film, con tutti i diritti, nella mia personale classifica dei "film cazzoni doc" assieme a "La meute" e pochi altri. Non vi posso anticipare nulla perché la vicenda si spiega, più o meno, con un certo senso solo negli ultimi minuti, ma vi assicuro che un bel WTF vi partirà senz'altro.
Non prendete questo film come un capolavoro dell'horror degli ultimi anni, ma come una felice e feroce ventata di fresco che arriva da quei remakers\sequelisti che sono diventati gli americani. E intanto noi restiamo a guardare.
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