Dipende, tutto dipende. Non era questo il ritornello di una banda di maltrainsema spagnoli? Mi par di sì. Ma che ci vuoi dire, o Spettatore Indisciplinato, con sta storia del "dipende"? Ma nulla: dipende se stai sul cazzo alle illuminate e illuminati dei social, e se per caso non ti venisse in mente di bestemmiare contro le effimere libertà liberali: la libertà di parola ed espressione per prime. Sarebbe meglio, non credete, che simpatie ed antipatie non condizionassero il nostro giudizio sulla qualità del cinema, tolto chiaramente Zalone, ma li siamo nel campo del tso per milioni di italianiQuindi il nostro Shyamalan paga il fatto di star antipatico. O di aver nelle sue pellicole una certa morale, non si sa. Mica sono chiari i detrattori e detrattrici, non sono ai livelli di disorganizzazione del pensiero come quelli contro Sorrentino o Von Trier,ma se si impegnano.. Potrebbero farcela!
Va che bella coppia di anziani, di meravigliosi nonni! Come fai a non fidarti di loro? Sopratutto se non li hai mai visti, e forse, la separazione dei tuoi, con relativo malessere della madre, ti spinga a cercare affetto, una parvenza di famiglia.Non siamo autosufficienti. Non possiamo andar avanti da soli, non ci bastiamo. Possiamo sforzarci di creder in questa cosa, ma il bisogno di una famiglia, una casa, una relazione con qualche essere umano, sono alla base della nostra esistenza. Nonostante ogni nostro sforzo per creder nel contrario. Così ecco i due figlioli che vanno a trovar i nonni.Ora: non solo non li hanno mai visti, ma par che nemmeno si siano lasciati benissimo con la loro sfortunata madre. Qualcosa di orribile è capitato, la notte che la donna scappò dalla casa dei genitori.Così i ragazzi partono con gioia e spensieratezza. In particolare la figlia maggiore, userà quel periodo di vacanza per fare un documentario sui suoi nonni.
Ecco: cominciano i guai. Ma allora è un fottuto mockumentary? Yeah, bro! Genere e modo di far cinema assai detestato, da moltissimi cinefili. Non a torto eh! Si possono fare cose orribili usando questo mezzo delicatissimo. D'altronde è anche vero che più il mezzo si mostri assai delicato e sul limite della catastrofe, più il regista ci mostra quanto sia bravo. E il nostro M. Night lo è.Usando a pieno quanto il genere ti possa offrire, con cambi repentini di prospettiva, ripresa, mostrando come anche la realtà sia cinema, solo senza lo schermo che ci separa da quel che viviamo. Ribalta quindi l'idea di mockumentary. Non la realtà che irrompe nel cinema, ma viceversa. Il finale con una struggente e mielosa colonna sonora dopo il massacro, è profondamente ironica e mostra come le percezioni cambino attraverso i mezzi cinematografici. E che virtuale e reale non siano più termini di paragone necessari. Almeno che non ci si voglia domandare: cosa non lo è ancora? Di virtuale realmente tangibile?Per questo penso che il film abbia cose da dire ben più importanti rispetto ad altre opere che usano lo stesso stratagemma registico. Non si tratta di mascherare l'inconsistenza tecnica o di sceneggiatura, ma di sposare totalmente il punto di vista della ragazzina, bravissima e meravigliosa Olivia De Jonge, che poi è il punto di vista sia nostro, che del regista. Punto di vista spesso falsato, per via dell'intervento di un altro elemento, cioè quello dello spettatore: il fratello, pimpante e ottimo Ed Oxenbould. Così vediamo sullo schermo il duello eterno tra un artista, tanto che lei ha delle regole ferree su come girare, e le voglie, le aspettative dello spettatore, il fratello che mette a nudo le contraddizioni delle scelte registiche. Basti pensare a quel momento di scontro/incontro, dove i due si chiedono, inchiodando l'altro davanti alla telecamera, quanto la mancanza del padre li porti a soffrire e quanto alcune problematiche irrisolte siano dovuto a questo.
Ma il film risulta assolutamente vincente su un punto per me fondamentale, per ogni film, tanto che vi rammento la mia regola circa il buon cinema: personaggi, storia, messaggio. E codesta pellicola almeno in due di questi campi stravince a mani basse.Personaggi: ma voi, o detrattori e detrattrici, pensate sia facile portare sullo schermo due adolescenti, scritti e pensati da un adulto, senza scivolare in una visione distorta da adulto che pensa di conoscer i meccanismi comportamentali dei giovani? In un momento assai delicato, pieno di furori, contraddizioni, complesso e difficile? No, non lo è. Eppure questa coppia di fratello e sorella, sono magnifici. Due ragazzini che cercano di sopravvivere come possono al mondo in frantumi degli adulti. Adulti occidentali in questa parte del mondo dove le relazioni e l'altro non contano nulla, dove una trombata è meglio che un solido rapporto di coppia, tanto poi divorzi e ti rifai una vita. Un mondo scellerato che offre opportunità fasulle. I ragazzi si trovano frastornati, senza punti solidi di riferimento anche da criticare e abbattere, hanno degli amici irresponsabili che dovrebbero chiamar mamma e papà.. Forse i nonni potrebbero esser migliori.Dici: ma vedi che sono pazzi, scappa! Eh, certo. Però io credo che la reazione della ragazzina, in particolare, sia comprensibile. Ha solo loro, in un certo senso prova affetto per questi due parenti, e non sa come reagire, forse sono solo le stramberie degli anziani, o peggio sono ammalati. Sai, non credo che la malattia, in particolare quando si ha a che fare con la demenza senile, sia facilmente gestibile a quell'età. Si tende a minimizzare, la sofferenza ti impedisce di accettare la morte e la malattia. Ripeto sono due ragazzini e si comportano come tali.Funziona come horror? Si. Ci sono scene disturbanti, e ha un bellissimo pre finale, di grande impatto. La resa dei conti è ferocissima e serve per crescere. Superare le proprie paure.
E chi sono questi orchi? Due disperati pazzoidi che cercano anche loro una famiglia, un affetto, ma sono vittime della loro follia. Per qualcosa di terribile, fatto anni prima. Eppure nel loro delirio, cercano di mantener una certa facciata di normalità, piccoli gesti quotidiani che tutti più o meno fanno. Sono cattivi e non puoi tifare per loro, ma anche tanto umani che ti fanno pena.
Ti dicevo: personaggi, storia, messaggio. Appunto: messaggio. Non portare rancore. Eccolo. Il miglior messaggio degli ultimi tempi. Qui si campa sul rancore: per un legame finito, per un lavoro non avuto, per rabbia contro la società o la famiglia, per la sconfitta della squadra di calcio. Per noi uomini e donne liberi/e è naturale crescere nel rancore. Perché dar il peggior spettacolo di sé, è sincero, vero, siamo fatti così, non possiamo migliorare e tutte quelle tristissime cazzate che ci diciamo . Cinici da bar, cattivisti da happy hour. Invece, codesto regista, ci rammenta proprio il contrario: comprendere, capire, perdonare, saper che il padre che ti ha lasciato è lo stesso che ti ha dato tanto amore, che i genitori con i quali ti sei lasciata così male, sono gli stessi che ti ameranno sempre. E nel finale mi sono commosso.Poi parte il rap e insomma ....^_^