Prosegue sui binari ormai impostati la seconda stagione The Walking Dead, la serie di maggior successo a livello mondiale degli ultimi due anni.
Negli episodi due, tre e quattro la vicenda si sviluppa a partire dal dramma con cui si era conclusa la puntata d’esordio.
Il gruppone arriva alla fattoria dove si svolgerà quasi tutta la seconda serie introducendo così un manipolo di nuovi personaggi, su tutti il vecchio contadino e la giovane figlia.
Non mancano le sorprese capaci di rimettere in discussione personalità e comportamenti dei protagonisti.
La figura di Shane rimane la più controversa, passando continuamente da buono a cattivo e non trovando mai una sua collocazione definitiva.
Poi abbiamo l’operazione per Carl e la ricerca della piccola Sophie che ancora non si conclude.
Così come eravamo stati abituadi nella prima serie si continua con l’abitudine di alternare puntate in cui gli zombie fanno la loro comparsa in maniera più drammatica (la prima e la terza) ad altre in cui sono quasi assenti (la seconda e la quarta).
Questo giochino permette di portare avanti le vicende personali dei protagonisti e di buttare dentro un po’ di splatter e di tensione solo quando è il caso.
Non mancano però le piccole perle zombesche sparse nella storia.
Geniale sia l’uomo che si è impiccato ed è così diventato carne a disposizione dei mostri, sia lo zombie finito nel pozzo e gonfio come un otre.
Tra i momenti più inquietanti il finale della terza puntata, mentre vi segnalo una delle pochissime scene di sesso finora incontrate nella quarta… ma non vi dico chi sono i protagonisti.
Insomma si viaggia sui giusti binari mantenendo l’attenzione e la qualità su livelli più che buoni.
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