The Walking Dead – L’ascesa del governatore
di Robert Kirkman e Jay Bonansinga
Edizioni Panini
316 pagine, 19 euro
Sinossi
The Walking Dead è la serie culto che ha rilanciato la popolarità degli zombi nei comics e sul piccolo schermo. Dopo aver vinto un numero incredibile di premi in ogni parte del mondo, dopo il travolgente successo del serial TV (di cui è in onda in questi giorni la seconda stagione), Robert Kirkman, il creatore della serie, scrive insieme a Jay Bonansinga il primo romanzo ambientato in questo universo in cui la Terra è in mano ai morti viventi. Protagonista del libro, il Governatore, spietato e disposto a tutto pur di mantenere il potere. Uno sguardo al suo passato ci farà capire chi è davvero quest’uomo, qual è la sua storia e come è diventato un pazzo sanguinario… (Dalla terza di copertina)
Commento
Non amo granché le novelization (trasposizione romanzate di film, serial e cartoons). Di solito hanno difetti strutturali non indifferenti, in primis il fatto che la storia è già conosciuta, quindi riserva poche sorprese. Secondo: spesso sono scritte coi piedi. Terzo: lavorare su materiale altrui lo considero un handicap non da poco.
The Walking Dead costituisce però un caso a parte. Il serial nasce da un fumetto che gli è di gran lunga superiore. Eppure anche la trasposizione televisiva ha funzionato bene, almeno per la prima stagione, andando poi in vacca già nella seconda. Eppure TWD è un prodotto che funziona alla grande e, come tutto ciò che viene annacquato per essere proposto a un pubblico generalista, genera un sacco di sottoprodotti di dubbio valore.
In questo caso però ci sono da fare dei distinguo. Il romanzo che vi sto recensendo, L’ascesa del governatore, è scritto da Bonansinga e Robert Kirkman. Quest’ultimo è il papà della versione fumettistica di TWD, quindi è semplicemente tornato il uno scenario di sua realizzazione, cambiando soltanto il media (dal fumetto al romanzo).
Il personaggio del Governatore, che vedremo a breve nella nuova stagione del serial, è uno dei villain più riusciti degli ultimi anni. Questo nella graphic novel: tremo al pensiero di come ce lo proporranno in TV. Il Governatore, alias Philip Blake, è un uomo spietato e violento, ma dotato di un carisma e di una complessita psicologica non indifferente. Insomma, un gran bel personaggio.
Nel romanzo di cui state leggendo la recensione, i due autori ci raccontano il passato di Philip Blake, quando ancora era un semplice ex-camionista in fuga dall’Apocalisse di morti viventi che in pochi giorni ha sconvolto il mondo.
Vedovo e con un passato da ragazzo difficile, ma rispettato da tutti, Philip è in fuga con gli amici di sempre, Bobby e Nick, col fratello Brian, un “bohemien” assai diverso da lui, e con la figlioletta Penny.
Il gruppetto di superstiti è diretto ad Atlanta, luogo in cui gli ultimi notiziari danno notizia di campi-profughi pronti ad accogliere tutte le persone bisognose di cure e di protezione dagli zombie che attaccano i viventi. Purtroppo per loro l’informazione si rivelarà sbagliata, o quantomeno sorpassata, e il viaggio nella capitale della Georgia si trasformerà in una sorta di viaggio in un girone dantesco.
Philip Blake, il Governatore
Alle quotidiane scene di sopravvivenza in un mondo già spacciato – fughe, lotte con gli zombie e con gli sbandati, razzie per procurarsi cibo e muniziosi – gli autori tratteggiano il contrastato rapporto tra i fratelli Blake. Philip è violento e sanguigno, un leader naturale, la persona che sembra meglio adattarsi alla nuova realtà. Brian è l’uomo medio, calmo e timoroso, incapace di sparare e di uccidere. Penny, la figlia di Philip, è l’ago della bilancia del gruppo, il raccordo che tiene uniti tutti quanti. Ma, si sa, spesso l’equilibrio è fatto per essere distrutto.
L’ascesa del governatore si è rivelato un libro sorprendentemente buono. Dopo le prime trenta pagine, che non sono nulla di che, Kirkman e Bonansinga sembrano prendere le misure e riassestare i personaggi e la storia, ottenendo un bilanciamento che si traduce in un risultato gradevole, a sprazzi addirittura ottimo. Ci sono momenti di lucidissima “poetica dell’Apocalisse”, e non sono nemmeno pochi.
Il finale poi ribalta tutto ciò che ho detto nella premessa riguardo alla banalità delle novelization (e affini): sorprendente, duro, ben scritto.
Romanzo consigliato ai fans degli zombie, anche a quelli che TWD proprio non l’hanno mai visto, o che non lo sopportano.
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