E’ ancora piuttosto prematuro aggrapparsi al confronto tra la serie televisiva e il fumetto per trovare la giustificazione per stroncare la prima stagione di The Walking Dead. Prima di tutto perchè il fumetto è qualcosa di deliziosamente ineguagliabile, visto la complessità di trama e personaggi e le sue tante soluzioni politicamente scorrette, al punto che qualsiasi trasposizione finirebbe per risultare limitante e fallimentare. E poi perchè, se per un attimo dimentichiamo i fumetti creati da Robert Kirkman, Tony Moore e poi da Charlie Adlard, ci si trova davanti a una serie televisiva abbastanza dignitosa. Un motivo in più per non sottovalutare The Walking Dead lo si trova anche nel fatto che, di questi tempi, le serie horror sono costrette a farsi stuprare e ad inserire vampiri emo o licantropi da spiaggia che combattono per essere i più fighi del loro liceo (per non parlare delle lotte tra inferno e paradiso in cui ci si trova sempre tra angeli e demoni aggressivi come cotton-fioc) al solo scopo di tirarsi dietro più spettatori possibili e tirare a campare oltre il primo anno di messa in onda, riducendosi puntualmente a delle miserabili e imbarazzanti parodie horror di ciò che avrebbero potuto o dovuto essere.
Qui, se non altro, gli zombi ci sono e si vedono sempre. Strisciano, mordono, uccidono come facevano una volta e avanzano lentamente e inesorabili conquistando un pezzo di mondo alla volta senza mai fermarsi. Tra gli altri pregi, e cosa non da poco se si parla di una serie horror, il sangue non manca e le bastardate tra gli esseri umani sono degne delle più infami trame da soap opera, ma ancora più cattive e spietate.
La trama, se pur mutuata da diversi film sugli zombi, inchioda comunque lo spettatore, che non è certo abituato a vedere storie simili in prima serata e in compagnia della famiglia.
Durante uno scontro a fuoco, l’agente di polizia Rick Grimes viene colpito alla testa e cade in coma. Svegliandosi in una stanza di un’ospedale in completo abbandono, una volta ripresosi scopre che il genere umano è stato sterminato dagli zombi, padroni assoluti di tutto il territorio e capaci di tradormarlo in uno di loro con un semplice morso. Tutto quello che Rick desidera è assicurarsi che la famiglia che ha lasciato dopo il suo incidente sia sopravvissuta, per questo non esita a mettersi sulle loro traccie.
La serie televisiva, comunque, si discosta molto dalla trama del fumetto già dai primi episodi. E ammetto che il primo impatto con queste modifiche mi avevano fatto piuttosto cagare. Poi però ho pensato che restare fedeli al fumetto sarebbe stato poco producente, perchè chi lo segue e lo adora (come me) avrebbe finito per rivedere le stesse cose, magari a colori, ma comunque cose di cui già si conoscono gli esiti. Si sarebbe perso l’interesse, o probabilmente, data la distribuzione in balia della totale anarchia editoriale, la serie avrebbe finito per anticipare quello che succedeva nel fumetto.
Ecco perchè non è stata del tutto una cazzata far prendere alla serie una direzione diversa dal fumetto. In questo modo il fan si gode la storia originale con qualche aggiunta tutta nuova, e si gusta i momenti di tensione che non conosce, nella speranza che la trama del fumetto venga ripresa e portata comunque avanti nel corso delle successive stagioni.
Purtroppo, un pò come in tutte le cose, quando a prendere le decisioni non sono più gli ideatori del progetto originale, è quasi matematico che tutto finisca in merda. E anche The Walking Dead non riesce ad evitare di farsi risucchiare nel baratro creativo partorito dai poveri sceneggiatori, magari costretti loro malgrado a lavorare per portare a termine la serie, cercando contemporaneamente di scrivere episodi in grado di accattivarsi nuovo pubblico per l’anno prossimo. Per questo la maggior parte delle cose che si vedono sullo schermo, e che sono differenti dal fumetto, non reggono il confronto.
Ulteriore mazzata, pronta a far crollare tutto il progetto scatenando le ire dei fan, è stato l’abbandono del regista e produttore esecutivo Frank Darabont poco prima dell’avvio delle riprese della seconda stagione, evento anticipato dal licenziamento dell’intero team di sceneggiatori che avevano scritto gli episodi della prima serie (cosa non completamente negativa, visto le numerose puttanate che hanno combinato).
Insomma, in un palinsesto in cui quella gran figata di Supernatural viene snaturata per anni dall’avvento di angeli fighetti e da un Lucifero indulgente e filosofeggiante. Dove per dieci anni consecutivi (e chissà per quanto ancora andranno avanti) ai ragazzi viene mostrata una Smallville che regala i natali al Superman più introverso e insicuro mai creato, in cui tutti i tentativi di diventare l’eroe mitico che dovrebbe essere, finiscono sempre e inevitabilmente per farlo risultare utile quanto un buco di culo sul gomito. In questa landa desolata di serie televisive agonizzanti e in decomposizione, lo spazio per dare fiducia a The Walking Dead ancora per un altro anno non dovrebbe mancare. E poi, se il progetto non dovesse meritare l’attenzione e la cura che gli addetti ai lavori dovrebbero mostrargli e si trasformasse in un bel cumulo di sterco di brontosauro caldo, basterà incidere sulla sua lapide “In fondo, peggio del revival di Supercar con la Mustang da tamarro non si poteva fare”.