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The Walking Dead S05E06 [recensione]

Creato il 18 novembre 2014 da Elgraeco @HellGraeco

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Siamo alle prese con l’episodio forse più bello della quinta stagione.
Il mistero di The Walking Dead, che vuole un bell’episodio affiancato col capolavoro di comicità che è stato quello precedente è presto spiegato.
Questi sono i figuri che hanno scritto Self Help, ovvero Le Comiche:

Heather Bellson
Seth Hoffman

Questi invece hanno scritto Consumed:

Matthew Negrete
Corey Reed

Consumed che, come detto, probabilmente è il meglio che questa stagione ha da offrirci.
Gli autori sì, sono importanti. Ogni tanto è necessario ribadirlo.
Tanto più quando l’episodio in questione contiene praticamente tutte le cose che odio di più di questa serie: i flashback, le sedute dialogate, la commemorazione del passato.

Io le odio, queste cose.
Eppure… qui funzionano. Perché sono state gestite alla grande.
Consumed è incentrato sulla coppia Daryl-Carol, per gli amici Caryl. E non concede nulla alla masturbazione compiaciuta cui finora hanno indulto gli sceMeggiatori di TWD.
Daryl e Carol partono all’improvviso per inseguire un’auto a bordo della quale hanno intravisto Beth.
La seguono fino ad Atlanta (scenario apocalittico efficace, tra l’altro), si muovono in questa città abbandonata, ancora preda degli zombie, e al contempo entrambi affrontano il presente, andando avanti, perché non c’è rimasto altro da fare, e Carol soltanto fa i conti col proprio passato recente, e remoto.

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Ecco, quello che più ci spaventa di The Walking Dead: i conti col passato.
Ma qui sono fatti soltanto col mezzo cinematografico/televisivo. Senza retorica, finalmente. Ottenendo il miglior risultato da cinque anni a questa parte, probabilmente, solo alternando al presente ad Atlanta, immagini del passato di Carol. Senza spiegoni, senza descrivere le sensazioni usando parole stupide e vuote, lasciando parlare solo le immagini.

Seith Mann è il regista di questa puntata. E riesce a imbastire in 42 minuti ciò che di sicuro, appena torneranno Rick e soci, affonderanno nei successivi 42, ovvero ciò che TWD avrebbe potuto essere e non è mai stato (tranne in rarissimi momenti) perso dietro alla logorrea retorica dei protagonisti, e alla comicità involontaria e dietro a tutte le altre cavolate che appestano questa serie.

Probabilmente sto esagerando. Probabilmente anche questa puntata ha dei difetti, ma il fatto è che non accadeva da così tanto tempo che durante la visione non sbuffassi che non ci sono più abituato.
L’accoppiata Carol-Daryl funziona bene, funziona quando dialogano, funziona quando Daryl fa battute. Epica quella di fronte agli zombie campeggiatori, intrappolati da sacchi a pelo e tende “Certi giorni non so cosa cazzo pensare”.

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Ecco, è Rick, di cui il mondo dovrebbe aver bisogno, il vero problema di questa serie, e di tutti i personaggi quando hanno la sfiga di gravitargli intorno. Daryl esempio lampante, quando sta vicino a Rick diventa coglione come lui, peggio ancora un’ameba. E via via tutti gli altri.
Rick è scritto di merda, ed è gestito ancora peggio, e cosa ancor più grave, ci viene imposto come leader, che è quanto di più squallido un narratore possa fare, esprimere la propria preferenza sui personaggi, specie su quelli riusciti da schifo.

Spero la prossima volta si concentrino ancora su Beth e Carol e Daryl, ma già tremo sulle possibili riunioni, sul fermarsi per pensare e su tutte le altre cazzate con le quali ci hanno ammorbati fino adesso.
Tristezza costante, interrotta da rare eccezioni.


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