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The Walking Dead – stagione 3 (ep. 13)

Creato il 12 marzo 2013 da Elgraeco @HellGraeco

stuff&things

Questa settimana il blog me lo stanno scrivendo altri, amici e blogger a loro volta.

No, sotto non c’è un disegno preciso.
Sì, tornerò a scriverlo io, il mio blog.

Ma sono anche convinto che gli articoli di questi giorni vi siano risultati graditi. Che è la cosa più importante. Nel prossimo futuro, quindi, potranno comparire ulteriori guest post.
La recensione/racconto della puntata numero 13 di The Walking Dead è questa volta affidata alle sapienti cure di Giordano Efrodini, al quale vanno i miei ringraziamenti.
Prima di lasciare a lui la parola, ci tenevo a ribadire tre cose:

- Giordano è molto più cattivo di me.
- No, non ci siamo messi d’accordo sul contenuto e sui toni dell’articolo. Ognuno s’è visto la puntata e s’è fatto le proprie idee. Lui mi ha inviato il file e io mi sono limitato a riversarlo in questo post, curandone la formattazione.
- mentre leggevo il suo articolo mi sono cappottato dalle risate, più volte.

Buona lettura.

***

Episodio 13 (di Giordano Efrodini)

Giunto al 13° episodio della terza stagione, The Talking Dead (cit. Brian Keene) non ha mai chiacchierato tanto, e fin da subito si ha la sensazione che sarà una puntata di quelle da affrontarsi armati di santa pazienza di grosso calibro. Vi avverto, da questo momento in poi si scende nel dettaglio, si racconta l’episodio e si fanno spoilers grossi come buchi nella trama. Io ve l’ho detto.

Spoileracconto della trama!

Artwork by Giordano Efrodini

Artwork by Giordano Efrodini

Gli sceneggiatori non hanno ancora smesso di passarsi il bong, visto che Andrea, dall’alto del potere conferitole da una trama balorda che bada più all’opportunismo registico che alla logica narrativa, riesce a organizzare un incontro tra il Governatore e Rick, pur contando quanto l’Asso di Picche a Briscola – come le fa notare il Governatore, accennando al fatto che lei non ha potere né diritto di dettare legge e regole – ma non importa, i Boss s’incontrano in zona franca e tant’è.
Sono accompagnati da due uomini ciascuno.
Il Governatore porta Martinez, il messicano testa calda che ci sa fare con le armi, e Milton, il suo dottore / scienziato / factotum, o “consigliere”, come dice lui.
Rick porta Daryl, perché è un ottimo tiratore e sa il fatto suo, e poi c’è Hershel. Sì, l’anziano sgambato. È lì come consigliere? No, visto che Rick non gli rivolge parola fino alla fine, ma non corriamo.
Perché questa scelta? Semplice opportunismo registico, di nuovo.
Hershel e Milton iniziano a parlare e scoprono una certa sintonia. Milty sta scrivendo un memoriale per i posteri, la storia di Woodbury e della sopravvivenza, Hershy ne è positivamente impressionato, poi parlano di quello che hanno imparato durante la zombiecalisse e Milty chiede a Herhy di mostrargli la gamba amputata, perché è una scoperta, Hershy allora fa una battuta sul mostrare le gambe senza neanche un fiore o un invito a cena. Ih ih ih, che sciocchini.
Altrettanto succede tra Daryl e Martinez, ma in modo decisamente più rude e maschio per l’uomo che non deve chiedere mai, infatti si scambiano confidenze sulla moglie e il figlio di Martinez uccisi dagli zombie mentre ne abbattono un po’ cheek-to-cheek, cosa che fa sempre emergere la domanda: ma se li spappolano senza protezione (magari pure a bocca aperta) e si beccano gli schizzi di sangue marcio, come mai non si sono ancora presi un’infezione da stroncarli? Immagino che gli anticorpi siano parte integrante della sceneggiatura, e anche gli antibiotici nell’aria che respirano.
Insomma, si avvicinano ma è una cosa talmente veloce e buttata lì che sembra un pretesto per mostrare che in fondo in fondo non sono poi così diversi e allora volèmose bbene, lacrime napulitane, eccetera eccetera, ma anche no. Infatti niente. La storia si sgonfia alla svelta ma chissà, potrebbero sfruttarla più avanti come se si fossero scambiati chissà quali dolci segreti del cuore. Vicolo cieco evolutivo della trama o ruffianata furbetta? Staremo a vedere.

The Governor (David Morrissey) - The Walking Dead - Season 3, Episode 13 - Photo Credit: Gene Page/AMC

Intanto al carcere comanda Glenn.
Vi ricordate di Glenn?
Mingherlino, asiatico, incazzato come un furetto mestruato… lui.
Solo che adesso gli è passata.
Il bong degli sceneggiatori, io do la colpa a quello.
Adesso, quando Merle dice che è il momento di approfittarne, attaccare e uccidere il Governatore per farla finita, Glenn dice di no, che è troppo pericoloso – eh già, attaccare Woodbury da solo era geniale, invece sparargli adesso che ha solo due uomini no – insiste che è sbagliato, devono fidarsi di Rick – sì, quello che parla con la moglie morta che gli appare vestita come in un video di Enya, avete capito – infatti Merle s’incazza e si azzuffano, ma naturalmente tutti danno ragione a Glenn e Merle viene zittito.

Rick e il Governatore si stuzzicano, si girano intorno con le parole, e se attaccasse un minuetto al clavicembalo sarebbe quasi sul pezzo. Arrivano a qualcosa? Ancora no, ma restate sintonizzati, questa puntata saltapicchia da una conversazione all’altra e da un luogo all’altro. Mi sono lavato la faccia per stare sveglio, giuro.

Fuori dal “parlamento” Andrea piagnucola perché si sente inutile, adesso sa che il Governatore ha giocato con Maggie, ma non sa se a Forza 4 o a Twister. Anche quando Hershel le dice che è un uomo malato lei continua a non saper decidere cosa fare, perciò eccola lì che mi ricorda la vecchia Carol, vittima di un marito stronzo e violento ma incapace di mollarlo. Hershel le dice che è di famiglia, fa sempre parte del loro gruppo, ma che se tornerà deve essere per restare. Lei annuisce, smoccola dal naso e sgocciola dagli occhi, ma è ancora il backup di Carol.

Il Governatore racconta a Rick di quando sua moglie morì in un’incidente. Non si capisce perché lo faccia, ma immagino che sia uno degli isterici e inconcludenti tentativi degli sceneggiatori di dargli uno spessore o una profondità, farcendo di dettagli a cazzo la scheda del PG pur continuando a giocarlo male. Poi finalmente mette le carte in tavola; vuole Michonne, e se Rick gliela porta dice di essere disposto a risparmiarli – sì, e se mio nonno avesse tre palle sarebbe un flipper – perciò gli dà due giorni per decidere.

the-walking-dead-season-3-episode-13-Merle

Mentre queste belle cose vengono messe in tavola, il furetto mestruato detto Glenn si trova da solo con Maggie, allora tubano sui loro sentimenti e poi trombano dietro una saracinesca perché gli zombie smontano l’impeto erotico asiatico. Ecco, e così abbiamo sistemato il dramma di coppia a tarallucci e vino senza farla troppo lunga.

Tutti tornano a casa e quella scema di Andrea rientra a Woodbury col Governatore, che intanto informa Martinez del patto e gli dice di uccidere tutti quando porteranno Michonne, ma di lasciare la ninja rasta a lui che ha una questione personale. Poi dice ad Andrea di aver trovato un accordo con Rick, le fa un sorrisone e lei gli augura che la cosa vada in porto. Io le farei la cortesia di una morte misericordiosa, ormai il personaggio è stato contaminato da qualcosa di peggio della piaga zombie, la piaga di una sceneggiatura infame.

Rick dice ai suoi che il Governatore vuole conquistare la prigione e che ha intenzione di ucciderli tutti, di profanare le loro salme, cucirsele in un tutù e ballare sulle ceneri dei loro contratti. Lo fa per caricarli con la paura affinché combattano, ma per una volta ci ha anche azzeccato. Dice di Michonne solo a Hershel, che afferma di considerarla parte del gruppo per aver già salvato e aiutato molti di loro e quindi non sarebbe giusto venderla al Governatore, poi chiede a Rick perché gliene ha parlato e lui gli dice che sperava lo dissuadesse, perché sta cullando ancora la pia illusione che il Governatore potrebbe agire in modo inaspettato e risparmiarli (o in modo meno inaspettato potrebbe trasformarsi in un leggiadro unicorno e trasformare gli zombie in graziose fatine canterine di Broadway, dico io).
Insomma, tra la Prigione e Woodbury è guerra – dicono – anche se a me sembra ancora un po’ fredda o semifredda, anzi facciamo un tiramisù, poi mi fa il conto che devo scappare.

TWD maddafakka

FINE

Conclusioni.
In conclusione è stata una puntata dai ritmi mosci, non supportata da dialoghi interessanti, s’è voluto imbastire un episodio introduttivo alla battaglia e pompare l’idea che adesso ne vedremo delle belle, perché il Governatore è cattivo e Rick è tosto, Andrea è tormentata, tutti hanno paura e dovreste averne anche voi. Anzi probabilmente no, ma se fate finta di sì gli sceneggiatori apprezzano. Oh, però vanno bene anche una pacca sulla spalla o una scatola di biscotti, che dopo aver fumato tanto hanno sempre fame.
All’inizio mi stava calando la palpebra, così sono andato a lavarmi la faccia per restare sveglio, e sempre per non smarrire il filo ho preso appunti qua e là durante la visione. Probabilmente se non lo avessi fatto sarei finito in coma vigile sul divano. Il bello e il brutto di TWD è che quando parlano, molto spesso non dicono nulla. Se ti perdi qualcosa poi ti riagganci facilmente, ma se ascolti con attenzione hai di quando in quando la sensazione di seguire un rumore bianco di banalità. Non è sempre così, ma molto spesso sì, e questa puntata è stata una bella infornata di parole per imbastire quei due o tre concetti che sarebbero stati comodamente raccolti in mezza puntata o anche meno. Insomma hanno allungato il brodo con l’acqua e non si vede neanche un tortellino che galleggia.
Questa trattoria fa schifo. Il conto, prego!

P.S. Ringrazio Hell per l’ospitata e la fiducia. Mi sono divertito a scrivere il post e spero diverta voi leggerlo. Se poi non siete d’accordo con le mie conclusioni, pace. Il bello delle opinioni è che ognuno ha la sua, come la testa, perciò meglio usarle entrambe.

Episodi precedenti QUI


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