Sapevo che non poteva durare a lungo.
E infatti eccoci qui, dopo un settimo episodio che prelude al finale di mezza stagione, che rende palese, per coloro che non l’avessero ancora notato, i limiti a cui il telefilm è sottoposto. Costretto, probabilmente, alla messa in onda in una fascia oraria che non gli compete.
Deduco che agli ascolti sono stati sacrificati qualità e cinismo che un’ambientazione siffatta deve avere.
Oltre a tutto questo, l’apertura di un’enorme voragine di sceneggiatura, che consiste in un ribaltamento di fronti, col Governatore, che dovrebbe essere il villain di questa terza stagione, che dovrebbe essere lui a fare paura, che si trova a temere una ritorsione da parte del gruppo di Rick, diventato improvvisamente, dalla sera alla mattina, una specie di squadrone della morte.
Incredibile.
Ma andiamo con ordine, l’interrogatorio di Maggie da parte del Governatore. Seriously?
Mi spiego, siamo sempre nella fottuta apocalisse zombie, il Governatore è colui che, due o tre puntate fa, non ricordo bene scusate, ha fatto fuori un drappello di militari. Ragione vuole che quest’ultimo, pur lontano anni luce dalla cattiveria del corrispettivo cartaceo, non abbia molti scrupoli. Però, c’è il fatto della messa in onda, e non è carino far vedere, pur essendo sensato dal punto di vista narrativo, una donna maltrattata.
Si opta, perciò, per l’accenno a qualcosa di brutto che però non avviene, suggerendo l’idea che Maggie sia stata piegata psicologicamente.
E ci potrebbe anche state, se non che già Battlestar Galactica ci ha mostrato un interrogatorio molto simile, quello ai danni di Boomer da parte degli umani, con un tentato stupro che, pur non mostrando nulla, ti faceva venire il groppo in gola per quanto era ben realizzato.
The Walking Dead 90210
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Oltre tutto, il Governatore che un minuto prima fa il bulletto con Maggie e quello dopo, uscito dalla stanza e incontrati Merle e i suoi scagnozzi, si caga sotto di fronte al possibile attacco di Rick e dei suoi berretti verdi, fa spanciare dalle risate.
Davvero, non si possono vedere scene così, perché l’intenzionalità di ripulirle dalla componente sadica è evidente, risalta di artificiosità e toglie valore all’intera messa in scena.
E questo è un fatto.
Che il gruppo sia il solito gruppo si intuisce dal fatto che Rick è tornato a essere il temporeggiatore. Sempre qualche puntata fa uccideva sia uomini che zombie senza pensarci, ora esita a far fuori un pazzo in una capanna nel bosco, che urla rischiando di farli scoprire. Ci pensa Michonne.
Ma il punto è che per tre passi avanti compiuti, qui siamo finiti di nuovo alla partenza. E io comincio a stancarmi.
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Ultimi appunti, i soliti dannati zombie nel bosco, che si assiepano in cinquanta, non si sa perché, in quei trenta metri quadri in cui Rick & soci si trovano a passare. Se le proporzioni sono esatte e il resto dei boschi è così pieno di zombie come quei trenta metri quadri, la vedo davvero buia.
Ma la verità è che siamo tornati agli zombie strumentali, ovvero piazzati dagli sceneggiatori là dove servono per costruire scene di transizione assolutamente inutili, messe lì per arrivare ai fatidici 42 minuti.
Il mondo di questa terza stagione è grande quanto il terrazzo di casa mia e l’idea è che Prigione e Wooosbury possano vedersi a occhio nudo, quando gli pare.
Momento LOL pensando alle parole del Governatore nei confronti di Merle: “Mi avevi detto che il Carcere era impossibile da prendere”.
E io, e voi spettatori, che conosciamo i fatti, rivediamo Rick, il Vet, Daryl, Carl col pistolotto, rivediamo l’eroica presa della Bastiglia e ridiamo della paura del Governatore, talmente gentile e onesto che Maggie non la sfiora nemmeno e la restituisce a Glen, più preoccupato della sua ridente cittadina.
Solo che, a vederlo nelle foto del casting, sulla poltrona col coltellaccio tra le mani, ci si aspettava chissà cosa.
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