In Un amore di gioventù, in questo fragile e dolce racconto di giovinezza, di un amore che nasce finisce e non si lava più, Mia Hansen-Løwe, per sottolineare la struggente solitudine della sua protagonista, innamorata di un amore troppo giovane per durare, un amore che le resterà attaccato per sempre, come acqua che scorre ma non asciuga, usa in due momenti una canzone dell’inglese Johnny Flynn, The Water.
Dolce e fragile, il pezzo potrebbe tranquillamente stare in una playlist di Crowe, ma per fortuna la regista non mette al centro del film i propri gusti musicali, ma l’esperienza del suo personaggio, il suo corpo fresco eppure consumato dalla tristezza, il dolce abbandono di un’esistenza segnata: se alla prima occasione The Water, con i suoi arpeggi di chitarra e le voci calde di Flynn e di Laura Marling, cerca di sostenere il cuore della ragazza accompagnando la relazione più matura in cui ha trovato rifugio, nella seconda, durante la scena finale e sui titoli di coda, una volta che il grande amore è tornato e nuovamente fuggito, ciò che resta sono un corso d’acqua e una figura che si lascia trascinare dalla corrente. Perché l’acqua «sostiene senza nemmeno provarci», l’acqua è come l’amore, naturale e indispensabile, e non c’è alcun bisogno di dirle delle cose così semplici e vere, Cameron Crowe dovrebbe capirlo.
Niente lacrime, niente primi piani, niente elegie o sospiri. Solo un corpo, il suo dolore, la sua ricchezza, e la musica che chiude il film senza insistere o eccedere, dicendo con il suo linguaggio dei sensi ciò che tutti sanno e tutti hanno già visto.