Ambientato, per quello che ci è dato vedere, in un capannone in disuso, Der Lauf der Dinge (1987) è un miniviaggio lungo mezz’ora che si disinteressa dei soggetti animati (usare il termine “vivi” di fronte a quest’opera produce una strana sensazione) per concentrarsi sugli oggetti, su una natura “morta” che avanza, e probabilmente potrebbe farlo all’infinito, senza alcuna consapevolezza interiore ma solo (?) per il fatto di essere così. Ovvero, di essere materia compatibile con altra, di non avere cuore o cervello ma atomi che combinandosi tra loro, che scontrandosi e incontrandosi, danno vita a una catena potenzialmente interminabile (i rumori che proseguono anche quando arrivano i titoli di coda).
Per Fischli e Weiss, due artisti svizzeri dediti alla fotografia e alla scultura che collaborano insieme dal ‘79, le cose vanno così; la chimica, la meccanica e la fisica sostanziano la consequenzialità di una falsa esistenza – come falso è il piano sequenza che riprende –, riconducendo però il tutto alla scienza più verticale: l’arte.