The Whole Family- La grande famiglia dei traduttori

Creato il 14 gennaio 2015 da Diletti Riletti @DilettieRiletti

Se “un romanzo scritto da dodici autori è come un cocktail party” (per citare Anatole Broyard nella recensione a The Whole Family sul NY Times), cosa può diventare  lo stesso romanzo tradotto da dodici traduttori diversi? Si potrebbe pensare ad un convivio molto rumoroso, vista la folla degli invitati.

E in effetti, la “grande famiglia” creata tra il 1907 e il 1908 per Harper’s Bazaar (rivista femminile di grande successo) sotto la vivace guida di Elizabeth Jordan trova il suo doppio in un gruppo nato dal laboratorio del Master in Traduzione Letteraria dell’Università di Siena, sotto la guida della docente di letteratura inglese Giovanna Mochi.

Prima pagina del primo capitolo apparso su Harper’s Bazaar, dicembre 1907

Ma procedo con ordine, abbozzando l’origine diThe Whole Family (spiegata invece con dovizia di particolari nella prefazione a cura della stessa Mochi). Il progetto nasce dall’idea di William Dean Howells, figura intellettuale di spicco e padre del realismo americano: dodici voci, dodici autori che avrebbero “impersonato” altrettanti membri di una famiglia tradizionale -i Talbert- con racconti da pubblicare a cadenza mensile sulla rivista di cui Elizabeth Jordan è redattrice.

Howells riteneva che questo romanzo potesse rappresentare una sfida editoriale forse ancor più che narrativa, poiché implicava il coinvolgimento di numerosi autori su un soggetto, tutto sommato, banale e per questo di grande maneggevolezza. Il romanzo collettivo doveva tracciare il ritratto realistico di una famiglia americana media, di cultura media, in circostanze “medie”: il comodo pretesto del fidanzamento di Peggy Talbert e Harry Goward avrebbe lasciato ampio spazio di manovra agli autori nel trattamento dei personaggi.

Copertina della prima edizione Harper & Brothers, 1909

Forse troppo ampio, tant’è vero che l’ordine –sia tradizionale che di apparizione-  che Howells si proponeva di rispettare va subito a farsi benedire: i manoscritti saranno pubblicati in ordine di arrivo in redazione e già il secondo, ad opera di Mary Wilkins Freeman, porterà un salutare scompiglio nell’idea della solida famiglia patriarcale del New England auspicata da Howells. Tale scompiglio si rifletterà inevitabilmente, ove già non bastassero le diverse estrazioni e i diversi stili degli scrittori all’opera, anche nella trama, nelle luci e nelle ombre del romanzo collettivo che dipinge una famiglia disfunzionale e, forse per questo, anche più viva e attuale.

Tra queste voci discrepanti, petulanti e talora dispettosamente contraddittorie, la storia prende la forma di una sorta di dialogo corale, un talk-show in cui ogni personaggio si precipitasse a sfogarsi con il lettore dando la sua personale visione e versione del fatto. Nonostante l’affollamento caotico, il romanzo si legge con facilità e scorrevolezza e con un certo piacere: nella comprensione della società dell’epoca e degli autori (alla maggior parte di noi, l’unica voce nota –e quanto nota!-è quella di Henry James, a suo agio come un cammello al polo) sono di grande aiuto la ricca introduzione, brevi biografie e note.

Ma quello che mi preme mettere in rilevo (da traduttrice saltuaria io stessa) è il lavoro di gruppo sulla traduzione.  Nel mondo dell’editoria, il traduttore è una figura quasi invisibile: una “spesa” in più nel circuito di produzione di un libro, un operaio senza nome e, tranne rarissime eccezioni, senza voce. L’idea di assegnare un traduttore ad ogni personaggio, oltre ad essere un lavoro che ricalca “a specchio”  quello della creazione di The Whole Family, afferma il diritto del traduttore ad essere voce, scrittore nel momento in cui trasla in altra lingua. Una dignità letteraria (se non economica) che solo ultimamente e a piccolissimi passi, i traduttori si vedono riconosciuta.

Qui di seguito, quindi, i nomi di personaggi, autori e relativi traduttori de La grande famiglia:

“Il Padre”, William Dean Howells , trad. Roberto Serrai;

La grande famiglia – Un romanzo di 12 autori – AA. VV., Marsilio Ed., 2014 – 341 pagg., 18 euro

“la Zia Zitella”, Mary E. Wilkins Freeman, trad. Giuseppe Lucera;

“La Nonna”, Mary Heaton Vorse, trad. Francesca Benocci;

“La Nuora”, Mary Stewart Cutting, trad. Gloria Falcone;

“La Ragazzina”, Elizabeth Jordan, trad. Giuseppina Botta;

“Il Genero”, John Kendrick Bangs, trad. Carla Francellini;

“Il Figlio Sposato”, Henry James, trad. Giovanna Mochi;

“La Figlia sposata”, Elizabeth Stuart Phelps, trad. Rocco Coronato;

“La Madre”, Edith Wyatt, trad. Nadia Marazzi;

“Il Ragazzino”, Mary Raymond Shipman Andrews, trad. Sandra Binazzi;

“Peggy”, Alice Brown, trad. Alessandra Conforti;


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