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The wolf of wall street

Creato il 17 gennaio 2014 da Ussy77 @xunpugnodifilm

45068180 minuti di pura estasi filmica

Frenetico, eccessivo e amorale. Tutto ciò e molto di più è The Wolf of Wall Street (2013), l’ultima fatica di Martin Scorsese, che offre un importante spaccato sulla natura umana, ostentando un personaggio privo di redenzione, ma dotato di un invitante appeal. DiCaprio maestoso.

Jordan Belfort è un broker cocainomane della New York degli anni 90. Dopo essere stato digerito e rigettato da Wall Street il 19 ottobre 1987 (giorno della crisi del mercato finanziario), decide di rialzarsi e risalire la china fino a fondare la Stratton Oakmont, una società finanziaria che gli procura fortuna, ma che opera illegalmente all’interno del mercato finanziario. Jordan viene travolto da eccentrici festini, cocaina, sedativi e amanti. Separatosi dalla moglie perché troppo rigorosa e non adatta al suo stile di vita, Belfort si risposa con una modella, che gli darà due bambini. Tutto sembra andare per il meglio, ma L’FBI comincia a indagare su di lui.

Scorsese stupisce di nuovo. Sconvolge, destabilizza e realizza una commedia nera grottesca (gonfia di humour), che mette in luce un mondo (quello finanziario) costellato da gangster immorali, ma socialmente accettati. Tratto dal libro di Jordan Belfort The Wolf of Wall Street, il film omonimo è un vorticoso helter skelter, che conquista e che vive grazie a un uso della macchina da presa nervoso e brillante e a un montaggio incalzante e mai così azzeccato. La parabola discendente e priva di redenzione di Belfort è resa in modo psichedelico e segue in modo incontrovertibile quella linea bianca (di coca), che esibisce tantissimi alti e altrettanti bassi. Tuttavia non è solo la vicenda del broker a illuminare gli occhi dello spettatore, ma anche quell’agglomerato di umanità perversa, drogata, amorale e allucinata che pervade Wall Street. Una pellicola composta di simboli (il leone, simbolo della Stratton Oakmont, il lupo, appellativo dato al protagonista e il toro, emblema di Wall Street) e nella quale l’esaltazione grottesca del buffone corruttibile e corrotto leader di una gang disfunzionale è il marchio di fabbrica.

Una domanda sovviene spontanea: The Wolf of Wall Street può essere considerato un cambio di passo per il regista newyorkese? Non proprio, perché è vero che Scorsese si imbatte in un territorio a lui poco congeniale (la commedia, seppur nera e meschina), ma la materia che ha tra le mani è terreno fertile per poter plasmare la pellicola a suo piacimento, riuscendo a imprimerle il suo inconfondibile touch, composto da un’irrefrenabile voglia di mostrare un’umanità perversa, avida, caratterizzata da feste decadenti, puttane, nani, alcool e droga a fiumi. E Belfort ne è la fulgida metafora: esuberante e ossessivo, vive schiavo della coca (e dei sedativi), dei soldi e sopravvive sulla cresta dell’onda fino al punto di rottura, per cadere preda del suo stesso grottesco egocentrismo, finendo umiliato (indimenticabile la lunga scena nella quale in preda a una fortissima droga rimane paralizzato e costretto a strisciare come un verme verso la sua automobile). E detto ciò un capitolo a parte va dedicato a Leonardo DiCaprio, voce in e off della vicenda, maestoso interprete e perfetto “buffone” nell’incarnare tutti gli eccessi del suo personaggio, che vive sul filo del rasoio e che ogni volta che cade si rialza e ne chiede ancora.. E grazie a questa meravigliosa prova attorale, DiCaprio ottiene un’altra nomination all’Oscar. Che sia la volta buona?

Scorsese con The Wolf of Wall Street oltrepassa nuovamente il limite e pone l’asticella del suo cinema ancora più in alto. Grazie alla sua capacità di restituire in immagini ambientazioni paranoiche, ansiogene e insonni, Martin realizza una pellicola che rinuncia a qualsiasi forma di empatia con il personaggio, evitando di erigere una morale, ma limitandosi a mettere in scena la pura e semplice ambizione per l’eccesso, costruendo un microcosmo di predatori assetati di potere. Un regno delirante composto da arrampicatori e bluff finanziari, un’orgia sproporzionata e in perenne movimento accelerato. E se Belfort ci sguazza a meraviglia, Scorsese non può non fare altrimenti.

Uscita al cinema: 23 gennaio 2014

Voto: *****


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