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The Wolf of Wall Street

Creato il 27 gennaio 2014 da Arpio

moneyNon ho visto l’intera cinematografia di Scorsese, anzi ammetto che me ne mancano parecchiucci, ma tutti quelli che ho visto (fatto salvo forse per Shutter Island che mi ha detto veramente poco) mi hanno entusiasmato. Dopo due anni di inattività, infine, quest’anno è uscito il suo ultimo lavoro The Wolf of Wall Street, nel quale il regista ritrova il suo attore feticcio Leonardo Di Caprio. Mi sono avvicinato alla pellicola con tante speranze positive, dettate sia dal regista che dai pareri positivi sentiti in giro recentemente. La mia unica preoccupazione era l’eccessiva durata del film, che è quasi di tre ore. Avevo paura di trovarmi davanti un film bellissimo ma allo stesso tempo molto lento, come accadde con quel capolavoro che è L’ultima tentazione di Cristo; avevo paura di non riuscire a reggere tre ore di conversazioni su borsa e finanza…poi alla fine l’ho visto e l’unica cosa che sono riuscito a pensare è “non ci credo che questo film l’ha girato un regista di settantanni suonati!”. The Wolf of Wall Street è una bomba. Tre ore che ti incollano allo schermo e nelle quali non c’è un momento morto.

La storia è tratto dall’autobiografia di Jordan Belfort, speculatore finanziario che negli anni ’80-’90 entra nel mondo dei broker, fonda una sua azienda e diventa ricchissimo, solo per poi vedere il suo mondo crollare per tutti i reati commessi negli anni. La trama in sé non ha perciò nulla di così particolare, anzi sin dai primi momenti è abbastanza prevedibile quale sarà il suo finale. Quello che lascia folgorati è il modo in cui Scorsese narra la vicenda e il messaggio che si nasconde sotto la storia stessa. Tutto all’interno della pellicola è “eccessivo”: a partire dagli stravizi del protagonista, ai soldi che la sua azienda macina, alle feste scatenate che vengono fatte dentro e fuori gli uffici, fino al lusso in cui si immerge Jordan Belfort tanto da non sapere come spendere i suoi soldi.

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Il film è fresco e quasi spensierato, eppure ha un impatto di una violenza insostenibile. Scorsese lascia nel cassetto il politically correct e lo sostituisce con scene di sesso in qualsiasi luogo, eccessi di droghe e cattiveria pura. The Wolf of Wall Street in realtà è la denuncia che il regista fa agli anni ’90. Scorsese non cerca un baricentro narrativo né una coerenza estetica, vuole soltanto far esplodere il prodotto filmico perché restituisca proprio attraverso la sua forma non plasmata il vuoto cosmico di quell’epoca scintillante. Dietro la sua facciata perbenista e le sue apparenze, infatti, gli anni ’90 non avevano etica o morale, proprio come Jordan Belfort che mostra al pubblico il suo sorriso e convince tutti di essere un bravo ragazzo, quando nella realtà dei fatti è una iena e un bugiardo patologico.
Di Caprio nella parte del protagonista è eccezionale e conferma quello che molti di noi sapevano già: è un grande attore e forse quest’anno anche all’Accademy se ne accorgeranno. Anche il resto del cast è scelto alla perfezione e si muovono tutti in sintonia per creare un film decisamente bello, molto lontano dalla storia di alta finanza che mi aspettavo e molto più simile a Paura e Delirio a Las Vegas.



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