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Visto al cinema.
La storia (vera) di Jordan Belfort da giovane di belle speranze a miliardario grazie ad un mix tra finanza creativa, dipendenza da sesso e consumo di droghe d'ogni tipo.
Scorsese in grande spolvero; torna alla sua regia epilettica; movimenti di macchina rapidi, montaggio serrato, inquadrature che vanno dai dettagli agli insiemi e colori chiassosi. Il film ha un andamento altalenante, con lunghe sequenze euforiche ed energiche come le droghe che vengono usate dai protagonisti e altre con una lentezza ed una calma da hangover o da effetto depressivo sul sistema nervoso. Una regia che mostra l'euforia e la frenesia di un mondo, di un sistema, di una personalità (quella del protagonista) e di una tossicodipendenza; Scorsese non si limita a mostrare le cose le spiega con lo stile del film. Il tutto inserito nella solita perfezione fotografica.
La parabola umana del protagonista poi è un classico di Scorsese (parte dal basso raggiunge il picco ipercinetico e poi ritorna ad uno stadio finale inferiore); non c'è qui colpa e redenzione, ma un personaggio mediamente capace, senza scrupoli morali e senza una razionalità forte in preda al caso, come il protagonista de i Bravi ragazzi (anche se li era più in preda ad un sistema che non al caso). Non ci sono giudizi morali ostentati né punizioni, semplicemente c'è l'esposizione voyeristica di un mondo che si denigra da solo, per il semplice comportamento che tiene e per l'imbruttimento che rimane l'unica costante.
Da sottolineare inoltre l'ironia surreale che pervade il film. Dato l'argomento Scorsese si permette una virata verso il demenziale come non mai; una serie di persone serissime che discutono di cose folli in maniera scientifica (se la discussione su perchè Hill ha sposato sua cugina è notevole, la palma d'oro, a mio avviso, la vince la conversazione sulle questioni legali circa la gara di lancio del nano!) o intere sequenze pervase da una follia che in mano ad altri sarebbe risultata patetica o offensiva (l'accostamento fra Braccio di ferro e la cocaina!).
Infine è una prova d'attori formidabile. Se il cast è stato scelto in maniera impeccabile, il lavoro di DiCaprio ha dell'incredibile; riesce da dio in una trasformazione senza precedenti, da compassato ragazzo di provincia in giacca e cravatta a un Raoul Duke ipersessuale.
Se si considera che tutto questo è contenuto in un film di 3 ore che sembra durarne la metà; beh, applausi.
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