The Wolf of Wall Street: soldi, droghe, donne e Oscar

Creato il 11 febbraio 2014 da Signorponza @signorponza

Continuiamo la lenta marcia di avvicinamento alla notte degli Oscar (Luigi Scalfaro) (qui le precedenti recensioni di American Hustle e Gravity) con un altro candidato al titolo di miglior film: The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese. Ovviamente una delle questioni che interessano di più al “popolo del web” è se Leonardo Di Caprio riuscirà a vincere la tanto agognata statuetta. La risposta è tutta nell’immagine seguente.

Ma basta scherzare, che il cinema è una cosa seria, soprattutto per come la prendo io. Diamo il via alla recensione di The Wolf of Wall Street.

Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un film tratto da una storia vera. Sebbene io abbia in passato espresso perplessità su questa tipologia di storie, The Wolf of Wall Street è senza dubbio una piacevole eccezione. La trama è incentrata sulla vita di Jordan Belfort (Leonardo Di Caprio) che, dopo aver mosso i primi passi sfortunati nel mondo della finanza sotto l’ala protettrice di un magrissimo Mark Hannah (il magrissimo Matthew McConnaughey), si fa strada e diventa uno dei broker di maggior successo. Così, insieme ai suoi fedelissimi, inizia a condurre sul filo della legalità una vita fatta di stravaganze, donne, eccessi e ricchezza.

Prima di tutto vorrei tranquillizzarvi. Nonostante io sia laureato alla Bocconi di Cologno Monzese, non capisco assolutamente nulla di mercati finanziari. La spiegazione del regolamento di Amici in confronto è una passeggiata. Per vedere questo film non è quindi necessario capire il funzionamento della Borsa. Possiamo quindi tranquillamente recarci al cinema continuando a pensare che la borsa più importante sia quella di Hermès.

Leonardo Di Caprio è magistrale nella sua interpretazione di Jordan Belfort, che se non gli danno l’Oscar nemmeno questa volta allora dovete chiudere l’Academy.

Tornando al film, bisogna riconoscere a Martin Scorsese il pregio di aver confezionato una pellicola che dura praticamente tre ore ma che ha un ritmo tale da tenere sempre lo spettatore incollato allo schermo (forse merito anche dei quattordici Dharkan Nespresso che ho bevuto prima di andare al cinema). Lo spettatore viene infatti trasporto direttamente al centro del frenetico mondo della finanza e di tutto quello che succede al suo interno, intorno e anche di più (cit.).

Il risultato è un film che racconta, sicuramente esagerando, un mondo, un’epoca e un uomo che è stato nel bene e nel male straordinario (inteso come “fuori dall’ordinario).

CHIPS e CHEAP: La regia e l’interpretazione di Di Caprio sono sicuramente gli elementi più CHIPS di tutto il film. Quella durata di 180 minuti, per quanto ben girato, è difficile da digerire per principio ed è forse la cosa più CHEAP.

Livello di SHAZAMMABILITÀ: alto. La colonna sonora, nella quale trova spazio anche Gloria di Umberto Tozzi, contribuisce a rendere il film avvincente e coinvolgente dall’inizio alla fine. E contribuisce a rimpinzare il conto corrente di Umberto.

Livello di BONAGGINE DEL CAST: altissima. Già solo per Margot Robbie.

Quanto dura / quanto sarebbe dovuto durare: 180 minuti / 150 minuti. Secondo me lo sforzo lo si poteva fare. Soprattutto tenendo conto che ormai i cinema fanno mezz’ora di pubblicità prima dell’inizio.

Mi devo fermare dopo i titoli di coda per vedere la SCENA NASCOSTA o posso andare direttamente a casa? No. Anche perché se tutto va bene si è fatta l’una di notte nel frattempo.

GIUDIZIO COMPLESSIVO: 4 Anne Praderio su cinque.

   

Il post The Wolf of Wall Street: soldi, droghe, donne e Oscar, scritto da Signor Ponza, appartiene al blog Così è (se vi pare).


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