Sulle osservazioni di merito, sostanziali, sul valore della lettura nel nostro povero paese, mi riserbo pareri più articolati in futuro, se ne avrò voglia. Parlare, scrivere e discutere della lettura in Italia è come sparare sulla crocerossa. E oggi non ne ho voglia.
Ma ho voglia di incrociare due dati, due articoli, due visioni dello stesso settore, che di fatto mischiano e intorbidano le idee e rendono il fenomeno più ingarbugliato di quanto si pensi, oltre a confermare una mia teoria, ormai sempre più vicina alla realtà.
Citati, nel suo articolo che tanto ha fatto infuriare Faletti - chi si è autodefinito 'Totò'! - e forse qualche altro scrittore di grido, si lancia anche contro la legge da poco approvata che impedisce libertà di manovra ai librai nello stabilire i prezzi di vendita, ponendo tetti numerici e temporali alle promozioni e agli sconti.
Ma soprattutto traccia uno scenario disastroso del settore editoriale, denunciando crollo delle letture e relativo affondo delle vendite (sembra il 12% in meno negli ultimi mesi).
Insomma, uno scenario apocalittico in cui sembra quasi messa a dura prova l'esistenza stessa dei libri e del bel leggere.
Poi abbiamo invece questo articolo del Messaggero, che analizza il settore editoriale da un altro punto di vista, e che rende il tutto ancora più complicato.
![The woman in read The woman in read](http://m2.paperblog.com/i/95/950438/the-woman-in-read-L-WoJsAb.jpeg)
Se volete le percentuali le trovate nell'articolo del quotidiano romano.
E allora? Allora siamo messi sempre peggio, cari miei uomini allo sbando.
Le donne non solo ci superano nel mondo del lavoro, nelle loro capacità organizzative che le rendono manager sempre più efficienti e migliori; non solo riescono a occupare posti di maggiore rilevanza, anche nei settori economici e politici, da sempre feudi maschili; non solo sono migliori attrici, migliori scrittrici e migliori qualsiasi cosa; ma ora, solo ora?, ci stanno superando anche nell'uso migliore della propria mente, delle capacità intellettive, nella creatività stilistica e nella capacità di scrivere.
Io non so se questo è un 'problema' italiano, o semplicemente una tendenza globale che traccia un futuro diversamente evoluto. Non so se questo scenario è l'inizio - della fine? - di un nuovo equilibrio di potere e di evoluzione intellettuale e sociale.
So solo che ormai, noi maschietti, siamo al palo, tristi, depressi, e che ci agitiamo come scarafaggi riversi sulla schiena, cioè senza possibilità alcuna di salvarci.
Chi ha un posto libero nella sua società di pulizie?