Cinema Recensione di Elena Genero Santoro. The woman of the hour, un film di Anna Kendrick. Un film da vedere, ben congegnato, con tensione crescente, un thriller psicologico in cui i drammi e la violenza si intravedono soltanto, ma agghiacciante perché tratto da una storia vera.
Nei giorni della consapevolezza sulla violenza contro le donne, consiglio la visione del film The woman of the Hour, in cui Anna Kendrick è sia protagonista che regista. Un film originale Netflix, disponibile sulla piattaforma in abbonamento.È un thriller, molto psicologico, in cui i drammi e la violenza si intravedono soltanto, che però risulta agghiacciante perché tratto da una storia vera.
Siamo nel 1978, in America, a Los Angeles, e Sheryl Bradshaw, aspirante attrice di poco successo, viene invitata a partecipare a un programma televisivo, il Dating game, la versione americana di Il gioco delle coppie, quello che negli anni Ottanta qui da noi veniva condotto da Marco Predolin e di cui mia nonna non perdeva mai una puntata. Poco importava che io dovessi fare i compiti: Il gioco delle coppie, nel tardo pomeriggio, era un appuntamento sacrosanto.Per chi fosse troppo giovane, ogni puntata si svolgeva così: c’erano una ragazza da una parte, e dall’altra parte del muro tre improbabili pretendenti, che lei non aveva mai visto – né loro sapevano chi fosse lei. La concorrente poneva delle domande ai pretendenti e alla fine della puntata ne sceglieva uno, vincendo con lui un viaggio o un premio di modesta entità.
Nel 1978, Sheryl Bradshaw è immersa in un mondo misogino e sessista, quando la sua strada si incrocia con quella di Rodney (Rod) Alcala, un serial killer meno noto qui in Italia di Ted Bundy, ma altrettanto, se non di più, feroce.
Le sue vittime sono tutte donne, che stupra, soffoca e poi rianima, per violentarle ancora, finché non toglie loro la vita. Si stima che il numero dei suoi omicidi sia intorno ai centotrenta.Sheryl, concorrente, pone delle domande ai suoi pretendenti e alla fine sceglie proprio Rod, che tra i tre è di certo il più intelligente, il più assertivo, il migliore manipolatore possibile. Le sue risposte sono le più brillanti, le più interessanti e sfido qualunque donna al posto di Sheryl a non preferire lui, in una situazione analoga.Gli altri due concorrenti sono descritti, nel film, in modo impietoso: uno sembra aver problemi cognitivi, l’altro fa il maschio spaccone. Rod, invece, sa come comportarsi.
The woman of the hour, un film di Anna Kendrick: la recensione
The woman of the hour
REGIA Anna KendrickSCENEGGIATURA Ian MacAllister McDonald
PRODUZIONE | PRODUTTORE Roy Lee, Miri Yoon, J. D. Lifshitz, Raphael Margules
DISTRIBUZIONE Netflix
MUSICHE Dan Romer, Mike Tuccillo
FOTOGRAFIA Zach Kuperstein
ANNO 2023
CAST Anna Kendrick, Tony Hale, Daniel Zovatto
The woman of the hour, a differenza di altri, non è incentrato sulla psicologia del serial killer.
Non indaga la sua anima nera e le origini del male. Non viene ipotizzato il motivo per cui lui sia così. Il film, quanto mai attuale, è una denuncia di come la misoginia e il patriarcato siano terreno fertilissimo affinché un serial killer vada in giro impunito e partecipi persino a un programma televisivo senza destare sospetti.Attenzione: la tesi sposata non è, come erroneamente si può credere, che il patriarcato formi dei serial killer. Rodney Alcala era uno psicopatico, un criminale, un manipolatore a prescindere, così come lo sono anche i killer nostrani più recenti. Alcala e quelli come lui hanno una personalità lucida, consapevole e abnorme che li porta a commettere delitti efferati. Questo non dipende dal patriarcato, ma dalla loro deriva morale e psichiatrica. Che poi il patriarcato possa ispirare personaggi del genere ad accanirsi contro le donne, a pensare che le donne siano oggetti da possedere e da distruggere, è una possibilità in più. I serial killer sfogano i loro impulsi ed esercitano il loro potere su soggetti che percepiscono deboli, ivi compresi gli anziani, i malati e i ragazzini.
In una società che penalizza le donne, queste diventano vittime di abusi di intensità variabile, dall’ apprezzamento non richiesto all’omicidio.
Il problema, grave, è che un mondo patriarcale, misogino, che non prende sul serio le donne, permette a un maniaco di girare impunito per anni prima di essere scoperto.Alcala era un professionista, un fotografo, bianco, (che in America è sempre un punto a favore), quindi risulta credibile.
Sheryl è una bella bambolina, come attrice non ottiene le parti perché non si spoglia, durante la diretta la fanno cambiare di abito perché il suo abbigliamento non era abbastanza frivolo. All’inizio le impongono un copione di domande idiote, che la farebbero sembrare stupida, se lei vi si attenesse fino alla fine.
Gli anni Settanta, negli Stati Uniti ma non solo, furono un momento in cui i serial killer trovarono ampie possibilità di agire.
Era il periodo in cui ragazze sole percorrevano grandi distanze in autostop, non c’era la localizzazione satellitare e da uno Stato all’altro cambiava la giurisdizione, cambiava il corpo di polizia: ciò che avveniva in Florida non era noto in Nevada, per esempio. Sparirono centinaia di ragazze, fagocitate nel nulla e mai più tornate a casa.In questo contesto, Alcala viveva beato, impunito e rispettato dai suoi simili.
The woman of the hour è intriso di situazioni e battute sessiste, inanellate dalla prima all’ultima scena.
Le storie di Sheryl e Rod si intersecano tra loro e con quella di Laura, spettatrice dal vivo della puntata del Dating game. La giovane, accompagnata dal fidanzato, ha quasi un attacco di panico e scappa quando in Rodney riconosce il ragazzo che era in spiaggia con la sua migliore amica la notte prima che questa fosse barbaramente uccisa, l’anno precedente.Laura è sconvolta, prova a spiegare al fidanzato che è turbata dalla presenza in tv di quell’individuo e lui, come unico commento, non riesce a dire di meglio che: «È un tuo ex?», riassumendo in una sola frase gelosia, possesso, impossibilità a credere che ci possa essere un problema più grave che una rivalità tra maschi alfa.
In realtà, il fidanzato di Laura si rivela essere l’unico personaggio maschile connotato positivamente.
Dopo il primo momento si riscatta: si scusa e supporta Laura, che tenta di denunciare Rod. Laura però non viene presa sul serio, né dalla produzione del programma, né dalla polizia.Gli altri personaggi maschili sono tutti dei mediocri: il presentatore della trasmissione che è indispettito dalla sagacia di Sheryl (la ragazza non sa stare al suo posto), il vicino di Sheryl che ha delle aspettative molto chiare su di lei e dà per scontato che debbano avere una storia.
Se oggi ne stiamo parlando, non è un segreto che Alcala sia stato scoperto e arrestato. Il modo viene raccontato in chiusura del film, ed è quello più inaspettato. La persona che riesce a incastrarlo è la più improbabile.
Un film da vedere, ben congegnato, con tensione crescente e, in certe parti, i toni della commedia. Lo spaccato sociale è contestualizzato in un luogo e in un tempo specifico, ma purtroppo è ancora molto attuale.
Elena Genero Santoro