Le parole con le quali si narra una storia, le parole per comunicare un sentimento, le parole grazie a cui si riesce ad alleggerire la propria anima, le parole tanto fondamentali per comunicare, descrivere, fissare nella mente e nella memoria, quei fonemi che integrano la nostra quotidianità fatta di mille gesti ed interazioni. Questi (talvolta) piccoli ma (sicuramente) importanti lemmi sono il cardine di una vicenda molto intrigante: una storia letta a voce alta che narra dell’ascesa al successo di un uomo grazie al vissuto di altri.
Opera ricca di suspense nonostante non sia l’ennesimo thriller bensì la versione moderna del classico melodramma che prendendoci in contropiede ci presenta i drammi (appunto) ed i dilemmi dei tre protagonisti. Il confine tra realtà e fantasia è ondivago ma, nonostante sia stato presentato come un thriller psicologico, questo film non gioca mai con i nostri neuroni, tutto scorre con linearità e precisione. E forse è proprio questo ad intrigare lo spettatore mentre è in sala ma a lasciarlo perplesso una volta uscito alla luce del sole. Un mirabile intreccio, una crescente curiosità che ci porta a volere, quasi pretendere, un finale ricco di colpi di scena che invece mancano, perché ironicamente sarebbero stati la vera stonatura. Il racconto, infatti, è coerente e spiegato passo per passo con immensa passione e bravura e ci conduce ad un finale dolce e amaro che manca di un non-so-che.
Voto 6 e ½. Narrazione, recitazione e ritmo sono talmente equilibrati da impedire che una pellicola alla quale manca quel qualcosa che l’avrebbe resa strabiliante raggiunga l’insufficienza o, forse, non vogliamo ammettere che il problema sia nostro: non siamo più abituati ai melò.