Sale sul treno ancora fermo nella stazione di partenza. È un ragazzo sui venticinque anni, barba e capelli rossi con un accenno di calvizie incipiente. Indossa un paio di jeans e una semplice polo blu, e ha con sé una borsa rossa da studente. Dietro gli occhiali dalla spessa montatura nera, gli occhi sono azzurrissimi. Si siede stancamente e si appoggia un libro chiuso sulle gambe, per guardarsi un po’ attorno. Il titolo è in evidenza: si tratta di Thérèse Raquin, di Emile Zola. Solo quando il treno parte si dedica al libro: legge prima la quarta di copertina, poi lo apre apparentemente a caso verso la fine, sfoglia un po’ di pagine e si immerge nella lettura.
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