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They live

Creato il 22 aprile 2014 da Silente
They liveDa un po’ di tempo ho deciso di uscire dal giro, dell’editoria mi sono reso conto che mi trovo molto più a mio agio come semplice lettore e, ehm, scrittore, che come addetto ai lavori. Sarà un periodo passeggero o magari è imboccata finale, questo non lo so mica, ma è sicuramente un gran poter dedicarsi a quello che in fondo ci si accorge piacere davvero, e se una volta, quando con Edizioni XII si scrutava il mercato editoriale italiano a mo’ di Nicolas Cage con la sua torcia immortale a squarciare luoghi bui, il piacere stava proprio nell’editare e correggere romanzi e racconti comunque consci, non importavano mai la fatica e il tempo, che il pubblico era così piccolo da poterlo contare con le dita, adesso meglio far semplicemente parte di quel pubblico nella speranza che magari sia cresciuto o ci siano buone prospettive per farlo.
Così, terminata la collaborazione con Mezzotints, che continua a fare buone cose e a cui auguro il meglio del meglio, di queste prospettive ce sono due, nate da poco e subito partite a razzo come non ci fosse un domani – che in realtà è un po’ come dire che quel domani, se non lo si tira su adesso, mica lo fanno gli altri.
They live

Zona 42 parte alla grande e butta fuori una notiziona ancora prima di aprire il sito, questo significa soltanto lavoro, pianificazione e investimento mossi dalla vera, vera passione tanto da non poter resistere qualche giorno in più e fare tutto con calma ed eleganza. È una cosa oggettivamente abbastanza incredibile per un editore che deve ancora crearsi pubblico e mercato, in quanto pubblicare un autore come Ian McDonald, che non sarà nome stellare sulla bocca di tutti gli italiani ma è scrittore con carriera trentennale munito di solida scia di premi Hugo e Arthur C. Clarke vinti o sfiorati di poco, non è tanto questione di coraggio editoriale bensì di partenza in quarta con le palle quadre perché voglio pubblicare quello che gli altri non pubblicano. Non è quindi pubblico gli italiani che non hanno mercato, non è pubblico la buona narrativa, è qualcosa di molto più tosto e importante, è pubblico la fantascienza fondamentale straniera che gli editori italiani hanno snobbato, e lo faccio adesso perché ne ho i coglioni pieni di aspettare. È tutto molto semplice, ma nella situazione tricolore la semplicità diventa triste e sofferente, grigia, smunta e annoiata, pensando anche ai natali di Desolation Road, insomma, 1988, sono passati un bel po’ di anni. Come se non bastasse, il team di Zona 42 Ian McDonald se l’è pure portato appresso al DeepCon: non voglio parlare di soldi, ma non voglio nemmeno pensare a quanto si sia lavorato a monte e a quanto sia stato spremuto il portafoglio, conosco benissimo la fatica e la scommessa – qualche anno fa, per acquistare i diritti di un Brian Keene, abbiamo speso migliaia di euro, per vendere poi decine di copie di Vermi conquistatori o poco più – da parte mia c’è solo il massimo respect per il signor Iguana e la sua combriccola, ed enorme curiosità per le prossime pubblicazioni.

They liveLa seconda prospettiva parte invece da un nome di certo più conosciuto nell’ambiente fantastico, il Duca è un po’ una sorta di faro che si segue o si evita, difficile girargli attorno e avere con lui un approccio timido, è qualcosa di prepotentemente magnetico, che pur con il suo stile così d’acciaio e le sciabolate che lo contraddistinguono è impossibile non rispettare per costanza e fede, mai vacillate e anzi, ancora più forti adesso che può contribuire finalmente in maniera concreta a quell’editoria che da anni cerca di spingere, modellare e influenzare. Vaporteppa non poteva esordire che con Michael Swanwick(Gli dei di Mosca), luminare forse per eccellenza di Gamberetta e soci, autore che non ho mai davvero apprezzato ma con cui è impossibile rimanere freddi o distaccati di fronte alle idee, alle fottute ideeche brillano nei suoi romanzi, è un nome importante e con un peso fondamentale nell’evoluzione della sci-fi e del fantasy, che in Italia naturalmente viene pubblicato soltanto a sprazzi (Urania ha appena riportato nelle edicole Ossa della terra). Il discorso è pressappoco identico a quello dei ragazzi di Zona 42, se non per una differenza propriamente generica in quanto Vaporteppa sembra più interessata a un fantastico e a un weird (probabili bizarro in futuro, e sarebbe ora): si pubblica quello che non viene pubblicato perché non c’è pubblico/perché non c’è spazio/perché non c’ho voglia, si portano in Italia libri grossi di scrittori stranieri, che sì, ti potevi anche leggere in lingua invece di lamentarti, ma che è giusto far conoscere e apprezzare perché sono letture che devono essere a disposizione di tutti quanti, e perché è semplicemente sbagliato il non farlo dei soliti colossi, che pensano solo a tradurre merda, merda e merdaSi tratta di realtà piccole, che pur con un loro seguito sono indirizzate a un pubblico giocoforza non così vasto come meriterebbe – la distribuzione in libreria per ora è centellinata, si gioca tutto sul web e sul digitale com’è giusto che sia per creature appena nate ma dalle intenzioni così ferree. Non esiste il mercato e allora lo si crea, perché il pubblico c’è, le richieste ci sono, e adesso non vale più la scusa che a mancare sono anche gli editori – che, meglio ricordarlo,  traducono la Storia con la S maiuscola proprio perché nessuno l’ha fatto prima. Vedremo col tempo quanto sentenzieranno i numeri, dalla mia hanno il più grande entusiasmo di lettore possibile. 

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