Nell’aprile 2012 esce “Tick Tock (Here it Comes)”, primo EP dei Boxerin Club, che dopo essersi esibiti negli indie club più importanti di Roma e d’Italia e aver fatto registrare il sold out dell’EP di cui sopra, si preparano a partire per New York per esibirsi (anche) alla CMJ Marathon (importante festival di vari generi musicali) e a rilasciare il loro primo full-lenght, previsto per gennaio 2014.Venerdì 27 settembre scorso ho avuto la fortuna di poterli intervistare e sentire dal vivo: i cinque, Matteo Iacobis alla chitarra e alla voce principale, Matteo Domenichelli al basso e voce secondaria, Gabriele Jacobini alla seconda chitarra, Francesco Aprili alla batteria e Edoardo Impedovo alla tromba e alle percussioni, non hanno per nulla deluso le mie aspettative.
Il loro sound si caratterizza per la fusione di elementi classici dell’indie pop con elementi di world music, specialmente nelle parti delle percussioni e dell’ukulele; anche le loro influenze spaziano dai Fleet Foxes a Gilberto Gil, dai Talking Heads ai Crosby, Stills, Nash & Young, con i ragazzi stessi che ammettono di aver ogni tanto battibecchi dovuti ai diversi generi musicali, che però si risolvono in un confronto positivo e uno scambio di consigli.
«Il discorso world più che musicale è proprio psicologico, il fattore di apertura a ciò che non si conosce», dicono.
Mi risulta davvero difficile dar loro torto.
Quello che maggiormente ho apprezzato, oltre a questa grande apertura mentale, è stata la loro capacità di parlare di argomenti anche piuttosto pesanti (in Golden Nose, per esempio, si parla dell’abuso di cocaina in una città come Roma) con una franchezza ed una leggerezza mai banale e soprattutto mai superficiale, sintomo di un saper bene cosa e come ci si vuol rivolgere al pubblico.
Inoltre, altro elemento non da poco nella mia personale considerazione, sono frequenti i cambi di arrangiamenti, tra le versioni live e studio e tra le stesse versioni di studio, che il gruppo ha avuto modo di provare nel tempo.
Questo, a mio parere, è sinonimo di un affiatamento e di una volontà di fare che raramente ho avuto modo di riscontrare e che, spero per loro, li porti lontano.
I riconoscimenti, per un gruppo nato nel 2010, sono molteplici: vincitori alla selezione regionale dell’Arezzo Wave Festival 2013, invitati da Repubblica XL per esibirsi al Music Italy Show 2013, addirittura invitati da NME a suonare nel suo party nella capitale.
Evidente che la qualità ci sia e che il pubblico se ne stia accorgendo: forse questo procedimento è stato facilitato dal cantare in inglese, anche se loro dicono sia una pura scelta stilistica:
«Da quando siamo nati abbiamo scritto solo in inglese, ci è sempre risultato molto più musicale», aggiungono, arrivando addirittura a dire che la loro musica non avrebbe senso in italiano.
A questo punto non mi resta che augurare buona fortuna a questi ragazzi, o come preferirebbero loro, good luck.
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Di Paolo Pugliese
La Calzoleria apre il portoncino di via Prenestina 28 a The Freak. Il luogo dove per anni ha vissuto e lavorato uno dei migliori calzolai di Roma, da aprile 2012 si è trasformato in un Circolo di promozione sociale. Un ambiente dal gusto retrò ma che ospita l’arte in tutte le sue forme, un luogo in cui assistere a rassegne di musica accompagnate da esposizioni di artisti emergenti, assaggiando birra o degustando del buon vino. Ma soprattutto, una volta aperto il portoncino, La Calzoleria si presenta da sola perché «ogni scarpa è una camminata, ogni camminata una diversa concezione del mondo».
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