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Thick as a brick, dei Jethro Tull – Recensione

Creato il 31 agosto 2015 da Visionnaire @escrivere

Thick as a brick, dei Jethro Tull  – Recensione

Artista: Jethro Tull
Album: Thick as a brick
Anno: 1972
Durata: 43 minuti e 30 / 2 brani
Etichetta: Chrysalis

Recensione:

Un classico! Un capolavoro assoluto nella storia del progressive rock, nonché un momento di svolta nella carriera della band. Se vi piacciono gli album maestosi, potenti, che danno una scarica emotiva incredibile, questo è il disco che fa per voi.
“Thick as a brick” dei Jethro Tull (di cui nel 2012 è uscita la “CD & Audio DVD Special collector’s edition”) è un concentrato di tutta la straordinaria energia esplosiva che questa band sapeva sprigionare in studio e nei live.
Rilasciato nel 1972, si tratta di un concept album (della durata di ben 43 minuti e 30) ed è un compendio di tutte le varie influenze musicali che nutriranno i successivi dischi dei Jethro Tull, in particolare “Songs from the wood” del 1977 e “Heavy horses” del 1978, i due album folk della band. Anche se molti inseriscono queste due opere nella cosiddetta Trilogia folk, aggiungendo ai due album appena citati “Stormwatch”, rilasciato nel 1979.
Capitanata da Ian Anderson, la band snocciola pezzi da novanta che resteranno fino a “Stormwatch”, anno doloroso per la band, in quanto passa a miglior vita il loro bassista dell’epoca – John Glascock – che viene sostituito da Dave Pegg, e il batterista abbandona il gruppo. Ciò rende questo disco uno dei più belli e potenti della band, nonché uno dei più emozionanti; questo album infatti scatena un potente terremoto emotivo che travolge sin dal primo ascolto, tenendo incollato l’ascoltatore alle casse dello stereo dall’inizio alla fine.
In “Thick as a brick” il sound, a mio avviso, è molto più bello, asciutto, potente e chiaramente riconoscibile rispetto ad “Aqualung” del 1971, immediato predecessore del disco che sto recensendo.
Dal punto di vista dell’elenco delle canzoni, “Thick as a brick” non è il classico album in cui si ascoltano 12 o 13 canzoni: la diversità sta nel fatto che il CD in questione presenta un brano unico, diviso in due parti per la necessità di girare il vinile.
Qui siamo di fronte a un lavoro di chiaro stampo progressive rock.
L’art work e il packaging sono molto originali in quanto, se si osserva la copertina (che è una delle mie preferite), ci si accorge che è la prima pagina di un giornale fittizio (il “St. Cleve Chronicle & Linwell Advertiser”) e, se si sfoglia il libretto, ci si rende conto che quello che si ha tra le mani è un vero e proprio quotidiano.
L’idea che sta dietro all’album è semplice: Ian Anderson ha finto che tutta la canzone sia un vero e proprio poema scritto da Gerald Bostock, un ragazzino di circa 12 anni; in realtà, Bostock non è altro che un personaggio inventato: il testo e la musica sono stati infatti scritti dallo stesso Ian Anderson.
Quando ho ascoltato questo CD per la primissima volta ero un po’ diffidente, perché non riuscivo ad arrivare fino alla fine, ma successivamente tutto si è chiarito: «Thick as a brick» è un mattone emozionale, di quelli che ci vogliono settimane per digerirli. Ma l’ascoltatore non se rende subito conto. Quando poi la musica che contiene questo disco ti rimane nell’orecchio e non ti lascia più, allora questo CD si rivela essere un’ottima colonna sonora per i momenti più belli della vita!
Questo è un disco assolutamente consigliatissimo che si merita CINQUE stelle. Buon ascolto e… long live rock’n’roll!

Voto: 5Stellina-nuova1

timbro1

Thick as a brick, dei Jethro Tull  – Recensione

La recensione che avete letto è opera di IloveKaori.



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