“Domanderà ancora: “Come ci si prepara a questa conoscenza?”. “Purifica i pensieri, e individuati i tuoi difetti principali sacrificali sul fuoco dello sforzo ardente..” (Agni Yoga)
Ne deriva che il più delle volte si creano circuiti pensiero-emozione così automatizzati che non solo veniamo ‘pensati’ ma addirittura ‘vissuti’ da questi tristi stereotipi in circolazione. Come dice Byron Katie ‘Non ci sono pensieri nuovi, sono tutti riciclati’ oppure citando Un Corso in Miracoli ‘Non esistono pensieri privati’. Nella maggioranza dei casi, siamo tutti più o meno condizionati dalle stesse simpatiche forme-pensiero nutrite da bisogni di sicurezza, approvazione, riconoscimento, affetto. Quando si arriva a rendersi conto di questo, siamo pericolosamente vicini alla libertà. Dico ‘pericolosamente’ perché il mondo per come lo conosciamo si struttura su tali pensieri/emozioni massificate e al momento in cui mettiamo in dubbio la loro verità, per un attimo pare crollarci la terra sotto i piedi.
Tuttavia, per arrivare a questo punto di rottura, occorre in primis aver almeno un minimo di consapevolezza dei propri pensieri, sentimenti ed emozioni, cominciare a osservarli e a monitorarli. Da lì si può finalmente applicare il ‘sano dubbio’: non quello che ci rende sospettosi e diffidenti offuscando nostro benessere, bensì la sistematica messa in discussione tutti quegli stereotipi, di quei ‘mostri sacri’ sui quali convenzionalmente concordiamo e convenzionalmente costruiamo la realtà. Penso ne valga la pena: tranne qualche beato caso isolato, tipo i villaggi norvegesi o le comunità hippie, non è che l’attuale realtà umana sia poi così splendida e degna di manutenzione o riproduzione! Per stereotipi di pensiero intendo formule tipo ‘Bisogna lottare per sopravvivere’, ‘La realtà è ostile’, ‘Devo procurarmi e conquistarmi l’amore’, ‘Devo difendere il mio orticello’ ‘Il mondo fa paura’ ecc ecc.
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