3 febbraio 2015 Lascia un commento
Quando vidi la prima volta il film, confesso non mi piacque granche’ ma del regista conoscevo a quel tempo soltanto la Trilogia della vendetta che su Park insegna molto certo ma ancora non sottolinea a dovere lo spirito di narratore di storie oscure venate da quel filo neppure troppo sottile d’ironia. Ammetto anche queste considerazioni nascono dopo "Stocker", film straordinario che consacra Park come il Tim Burton coreano, con annessi a connessi, pregi e difetti sempre pero’ molto adulto e poco bambino.
Oggi non mi sento di dire di aver ribaltato la mia opinione, "Thirst" resta tra i punti deboli della sua produzione ma posso farlo rientrare in uno schema piu’ generale e soprattutto inquadrarlo in un processo di crescita e affinamento di stile che al tempo non potevo intuire.
Ritroviamo ancora una volta, come sempre il bravissimo e trasversalissimo Song Kang-ho, un attore che sa fare di tutto e lo fa sempre alla grande, uno che fosse nato americano sarebbe coperto d’oro. La protagonista Kim Ok-bin e’ tanto brava quanto bella, anzi supera e non di misura la controparte maschile facendo della coppia un favoloso team. Forse troppo dal momento in cui la trama non esile ma mal giocata, alla fine appoggia soltanto sui due.
Film molto piu’ che imperfetto, poteva essere tanto invece sfocia in nulla.
Resta regia e interpretazione ma senza una struttura degna del team.