this is england

Creato il 04 settembre 2011 da Albertogallo

THIS IS ENGLAND (Uk 2006)

Ci terrei a iniziare con qualche piccola osservazione solo parzialmente legata al film in oggetto.

1) Sono andato al cinema oggi pomeriggio (è domenica) alle 16. Cosa che faccio molto raramente. E sono rimasto positivamente impressionato dalla quantità di gente in coda per entrare in sala. Esatto, ho detto coda! Non so se le cose vadano così tutte le domeniche pomeriggio in tutte le città italiane, ma è stato bello, in ogni caso, vedere una fila lunga, ordinata e silenziosa attendere con trepidazione un film non idiota (nello stesso cinema proiettavano anche Detective Dee e Student services. Niente Vanzina insomma). Era da un bel po’ che non assistevo a una scena del genere. Ottimo.

2) Nemmeno il tempo di godermi una simile sorpresa che nella poltroncina accanto alla mia si è seduto un omaccione di 200 chili il quale, dopo essersi alzato tre volte prima dell’inizio del film, costringendo me e tutte le altre persone della fila a fare altrettanto per farlo passare, si è lanciato in un’involontaria imitazione di Homer Simpson mettendosi a snocciolare ad alta voce i nomi dei personaggi famosi che passavano sullo schermo durante i titoli di testa (“Margarettaccèr! Ronarrègan! I Durànduràn!”), forse per fare colpo con questo sfoggio di cultura anni Ottanta sulla ragazza con cui era arrivato (primo appuntamento?). Poi per fortuna si è calmato, limitandosi a giocherellare con le unghie per tutta la durata del film… Tac! Tac! Che fastidio.

3) Questo This is England è un film del 2006. Perché diavolo esce solo adesso nelle sale italiane?

Ma entriamo nel merito.

Provincia inglese, primi anni Ottanta. Shaun, un ragazzino il cui padre è morto da poco nella guerra delle Falkland, si unisce a una banda di skinhead più grandi di lui. Alcuni di loro, capeggiati da Woody, sono tutto sommato dei bravi ragazzi (per quanto possa essere bravo ragazzo un nazionalista di ultradestra); altri, che fanno riferimento all’ex galeotto Combo, sono decisamente più stronzi e violenti. Finale tragico a sfondo razziale.

E’ un bel racconto di formazione, questo film diretto da Shane Meadows, un romanzo popolare che sta a metà strada tra il Ken Loach di Sweet sixteen e il Jonathan Coe della Banda dei brocchi (ma Shaun – triste, solo e senza papà – sembra anticipare anche Il ragazzo con la bicicletta dei fratelli Dardenne). Andrebbe visto, va da sè, in lingua originale, ma anche nella versione doppiata è impossibile non accorgersi della bravura dei protagonisti (su tutti il giovane Thomas Turgoose e l’immancabile Stephen Graham, qui alla sua migliore interpretazione in assoluto) e della bellezza di alcune scene – merito anche delle musiche di Ludovico Einaudi, che potrebbe sembrare un pesce fuor d’acqua ma non è così – laddove invece altre, più convenzionali, sembrano girare un po’ a vuoto. In una sequenza finale altamente simbolica e alquanto patetica (ma efficace), Shaun, solitario in riva al mare come un moderno Antoine Doinel, getta in acqua la bandiera inglese.
Belle anche le canzoni d’epoca, con tanto ska e una cover di Please, please, please degli Smiths.

Alberto Gallo



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