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Thomas Sankara, il Che Guevara africano.

Creato il 18 agosto 2012 da Gianna
Thomas Sankara, il Che Guevara africano.
Ci dicono di rimborsare il debito. Non è un problema morale. Rimborsare o non rimborsare non è un problema di onore. Signor presidente, abbiamo prima ascoltato e applaudito il primo ministro della Norvegia intervenuta qui. Ha detto, lei che è un'europea, che il debito non può essere rimborsato tutto. Il debito non può essere rimborsato prima di tutto perché se noi non paghiamo, i nostri finanziatori non moriranno, siamone sicuri. Invece se paghiamo, saremo noi a morire, ne siamo ugualmente sicuri. Quelli che ci hanno condotti all’indebitamento hanno giocato come al casinò. Finché guadagnavano non c’era nessun problema; ora che perdono al gioco esigono il rimborso. E si parla di crisi. No, Signor presidente. Hanno giocato, hanno perduto, è la regola del gioco. E la vita continua. Non possiamo rimborsare il debito perché non abbiamo di che pagare. Non possiamo rimborsare il debito perché non siamo responsabili del debito. Non possiamo pagare il debito perché, al contrario, gli altri ci devono ciò che le più grandi ricchezze non potranno mai ripagare: il debito del sangue.” 
Questa è solo una piccola parte del discorso, l’ultimo discorso, che Thomas Sankara fece all’ONU prima di essere ucciso insieme a 12 ufficiali, in un colpo di stato organizzato da un suo ex compagno d'armi con l'appoggio di Francia e Stati Uniti d'America. Thomas Sankara: lo ammetto, non sapevo niente di lui e ringrazio Alessandro Raffa per avermelo fatto conoscere postando il video del suo discorso.Thomas Sankara è stato un leader molto carismatico per tutta l'Africa Occidentale sub-sahariana che si è impegnato in favore di riforme radicali per eliminare la povertà. L'obiettivo di Sankara era la cancellazione del debito internazionale: cancellazione ottenibile soltanto se richiesta all'unisono da tutte le nazioni africane. Non ebbe successo. Gli riuscì invece l'obiettivo di dare due pasti e 10 litri di acqua al giorno a ciascun abitante. Nei tre anni del suo mandato presidenziale nel Burkina Faso, dopo una rivoluzione da lui stesso guidata, lottò contro la corruzione, promosse la riforestazione, l'accesso all'acqua potabile per tutti, e fece dell'educazione e della salute le priorità assolute.Il suo governo incluse un grande numero di donne, condannò l'infibulazione e la poligamia, promosse la contraccezione. Fu il primo governo africano a dichiarare che l'AIDS era la più grande minaccia per l'Africa.Fece costruire centri sanitari in ogni villaggio burkinabé (l’Unicef definì la campagna di vaccinazione effettuata sui bambini, la più grande registrata nel mondo) e cantieri per opere idrauliche, creando un Ministero dell’Acqua.Sua madre e i suoi collaboratori viaggiavano sempre in classe economica e a ranghi ridotti nelle visite diplomatiche;Vendette la maggior parte delle Mercedes in forza al governo e proclamò l'economica Renault 5, automobile ufficiale dei ministri.Volle costruire la "ferrovia del Sahel", una linea che collega Ouagadougou al confine con il Niger, nonostante molti economisti non lo ritenessero un progetto redditizio. Tale opera, successivamente ampliata, costituisce tuttora la principale via di comunicazione del Paese.
Alla sua morte il Burkina Faso ripiombò nel dramma della povertà.
Questa è solo una dimostrazione, una delle tante, che i poteri forti non si muovono mai per arginare la povertà e a rendere liberi i popoli. Si muovono invece, e molto velocemente, per annientare chi osa mettersi contro i loro piani di sfruttamento. Ma l’immagine di questo giovane rivoluzionario che osò sfidare i grandi del mondo, e che seppe incarnare le speranze di liberazione di un intero continente, insieme a quella di altri come lui che non si sono piegati alla volontà del potere, resta un esempio di integrità e di coraggio, giusto quelle cose di cui oggi abbiamo perso coscienza.
Fonte: Wikipedia

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