Magazine Diario personale

Those were the days, my friend

Da Iomemestessa

Sono giorni così. Con molto da dire, e, pure, senza le parole per dirlo. E con troppo rispetto per voi, ma anche e soprattutto per me, per dirlo male.

Sono giorni di stanchezza immensa, tanta da non riuscire mica più a gestirla, ma anche di cose che non sono solo difficili da dire, ma che, soprattutto, non pertengono al blog, e che hanno bisogno di narratari diversi, per dirla con la ‘povna. E fors’anche di nessun narratario. Che poi alla fine avevano ragione Gabo e Aureliano Secondo: ‘Non può piovere tutta la vita’, ma quando piove occorre attendere che spiova, ed è un processo ed ha i suoi tempi.

È stato un anno lungo. E pieno. Di cose, rumori, umori, persone, esperienze. Di amicizie nuove, forti, inattese, lontane geograficamente e nel contempo vicine nel sentire, nel vivere, nel crederci. E in certe fasi della vita, certe cose fanno pure più piacere, perché comprendi meglio quanto valgano.

E anche di lavoro, fatica, adrenalina, emotività. Della presa d’atto che questi ultimi lunghissimi tre anni hanno fatto di me una persona ed un professionista diversa. Non necessariamente migliore, ma complessivamente più adulta, e per dirla sempre con la ‘povna, ma pure con la spersa, parecchio più risolta.

Perché come ti risolvono certi frangenti, manco secoli di psicoterapia. E verrebbe da aggiungere che i nostri genitori erano assai più risolti di noi, perché di frangenti ne ebbero altrettanti e pure prima.

E, per restare su Marquez, forse l’essenza è davvero solo quella: ‘Vivere per raccontarla’. E forse questa dovrebbe essere la nuova frontiera e la nuova sfida di queste pagine. Raccontarla questa realtà che certi giorni pare un film di Almodovar diretto da Monicelli. Una cosa che a te sembra di stare sotto acidi. E poi ti accorgi che invece sta accadendo davvero. 


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