Thrash Against The Cross, 11/4/2014

Creato il 24 aprile 2014 da The New Noise @TheNewNoiseIt

Roma, Traffic.

Se c’era una cosa che non si era mai vista a Roma, quella era un festival thrash. In tutti questi anni, mentre per il Nord e il Centro Italia spuntavano manifestazioni old school come funghi, da noi nulla. Per fortuna quest’anno la No Sun Music, in occasione della calata romana degli inglesi Onslaught, ha messo su questo Thrash Against The Cross, chiamando alcuni tra i migliori nomi del thrash metal made in Italy attuale.

Ad aprire le danze ci sono gli Amraam, formazione locale nata da poco. Suonano una mezzoretta, in maniera anche discreta, ma purtroppo per loro ci sono veramente pochi spettatori. Il locale è ancora semi deserto, ma il quartetto non sembra preoccuparsene, esprimendosi al meglio delle sue potenzialità.

Dopo di loro tocca agli Enforces calcare il palco. Il quintetto viterbese, attivo dal 2008, propone un thrash a metà tra i Destruction di Infernal Overkill e gli Slayer di Show No Mercy, ma con voce femminile. Nonostante siano nati diversi anni fa, solo nel corso di questo 2014 (per problemi di line-up) stanno iniziando a fissare qualche data. La loro proposta non è affatto male, il cantato ricorda molto quello di Sabina Classen degli Holy Moses. C’è molto potenziale nel loro sound, ancora un po’ acerbo ma che promette molto bene. Purtroppo anche loro vengono penalizzati dalla carenza di pubblico, suonando con pochi spettatori in più rispetto agli Amraam.

Per i Satanika, invece, le cose vanno un po’ meglio: il loro nome è ben noto qui nella Capitale e in diversi accorrono sotto il palco a fare headbanging. Il quartetto non suona spesso neanche da queste parti ed erano almeno due o tre anni che non li vedevo live: la line up è cambiata e questa rende molto meglio della precedente.
Sebbene, come dicevo, dal vivo compaiano molto poco, vantano un’ottima padronanza del palco e tutti rimangono soddisfatti dal loro show.

Le cose iniziano un po’ a smuoversi (dal punto di vista dell’affluenza) con i fiorentini Barbarian: questa è la terza volta che scendono a Roma a suonare, qui sono sempre stati apprezzatissimi e le loro scorse apparizioni al Closer avevano letteralmente richiamato le folle (un evento più unico che raro, per un gruppo old school non locale). La scaletta è composta quasi per intero di pezzi dell’ultimo, ottimo, Faith Extinguisher, che risente un po’ meno dell’influenza celticfrost-iana dei precedenti lavori (e non può che essere un bene, vista la loro eccessiva somiglianza col gruppo di Tom Warrior). La loro carica è innegabile e anche questa volta sono stati veramente esaltanti.

Dopo di loro ci sono i milanesi Torment, che seguono gli Onslaught per tutte le date italiane. Al Nord hanno suonato spessissimo, ma se non mi sbaglio questa è la loro primissima calata romana. C’è ancora troppa poca gente, ma loro non si lasciano scoraggiare e ci regalano quasi un’ora di ottimo thrash metal a metà tra Sepultura, Exodus e Slayer. È la prima volta che li vedo e devo dire che sono davvero bravi e dimostrano di essere tra i migliori nomi nel genere nel nostro paese.

Siamo ormai quasi alla fine del festival e finalmente il locale comincia a riempirsi, cosa che mi spiego solo in parte: negli ultimi tempi l’old school inizia ad andare di moda anche qui, perché così poca attenzione verso le band apparse finora?

Quando tocca ai Death Mechanism il Traffic è mezzo pieno, ed è più che un bene. Il trio di San Bonifacio, se si fosse formato in Germania anziché in provincia di Vicenza, oggi avrebbe orde di fan indemoniati in tutt’Europa. Sono tra i pochissimi nomi in grado di rifarsi ai Sadus e ai Coroner senza risultare né derivativi e né troppo tecnici: le ritmiche sono velocissime e serratissime, il talento del chitarrista/cantante Pozza è a dir poco incredibile. In più di dieci anni di metal non ho mai visto nessuno suonare in maniera così precisa e coinvolgente al tempo stesso, riuscendo anche a cantare. Ancora una volta sono stati eccezionali, dimostrando di essere uno dei migliori gruppi italiani in assoluto. Se vengono dalle vostre parti, andateli a vedere a tutti i costi: è difficile trovare un gruppo che si esprime come loro.

Nel frattempo, verso la fine della performance dei Death Mechanism, il locale si è definitivamente riempito, a ridosso degli Onslaught. Ormai è più che lampante che l’80% della gente è venuta solo per loro, il che non può che far sorridere: il quintetto inglese suona in maniera onesta, ma, sia per una scaletta incentrata troppo sulle ultime cose, sia perché i musicisti non sembrano abbastanza carichi, il concerto non è poi così esaltante. La band si rifa col bis, grazie a “Power From Hell” e “Thermonuclear Devastation”.

Di per sé il Thrash Against The Cross è stato un ottimo festival, con un bill di tutto rispetto, nel quale erano compresi alcuni dei migliori gruppi underground in Italia (Barbarian, Torment e Death Mechanism). È stato un vero peccato vederli suonare di fronte a così poca gente, mentre di sicuro, se quest’evento fosse stato organizzato nel Centro-Nord, ci sarebbe stato il delirio dall’inizio alla fine. Ok che è un venerdì e in molti ancora lavorano, però sono convinto che altrove le cose sarebbero andate in maniera ben diversa.

Grazie infinite a Francesco Laricca per tutte le foto.

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