Lilian Thuram (qui con Gigi Buffon su Juventus.com
è uno dei simboli più noti della lotta al razzismo
PERSONAGGI (Ferrara). Lilian Thuram e la lotta al razzismo, un binomio cui l’ex difensore della Juventus e della Nazionale transalpina ci ha abituato da quando la sua carriera è terminata. Le ultime voci sui suoi dissidi con la moglie non minano, fino a prova contraria, l’importanza di un simbolo che da tempo si batte per abbattere i limiti culturali che ancora vedono il razzismo come parte integrante di dinamiche estremamente ignoranti.
In Italia, ahinoi, siamo maestri nell’assistere sovente a episodi di discriminazione e Radio24 ha interpellato proprio Thuram: ”Parlando con i ragazzi mi sono accorto che sia in Francia che in Italia la prima volta che vengono a contatto con la storia delle popolazioni africane è quando si parla di schiavitù. Questo è l’esempio di come il razzismo sia nascosto nella tradizione, nell’inconscio, nel fatto che è stato costruito per dare una giustificazione allo sfruttamento. Dobbiamo far conoscere meglio ai nostri ragazzi la storia, spiegare che c’è una cultura che inizia molto prima della schiavitù. E’ giusto parlare di questo anche in Italia, perchè il mondo sta cambiando, l’Italia sta diventando un Paese multicolore, e se non lo fa avrà dei problemi in futuro”. Gli stadi sono l’emblema del malessere che si respira nel calcio italiano e, probabilmente, nella nostra società. Ne è convinto anche Thuram: ”Lo stadio è l’immagine della società, il calcio non è fuori dal mondo. Dal razzismo nello stadio possiamo capire tante cose. Quelli che fischiano i giocatori neri negli stadi è come se dicessero, “sei un giocatore, sei famoso, hai tanti soldi, ma ricordati che sei sempre un nero, e io sono bianco e sarò sempre superiore a te”. Questo è molto pericoloso, è un razzismo anche inconscio, che per chi lo subisce è violenza pura. Quando succede ai bambini, questo ne mina l’autostima, fa abbassare le loro aspettative sul futuro, e li fa reagire con rabbia a loro volta”.