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Ti amo da morire, ti amo da ammazzarti

Da Silvanascricci @silvanascricci

Ti amo da morire, ti amo da ammazzarti

Si chiamano Michelina, Eleonora, Maria, Sonia, Debora, Simona, Chiara; ma potrebbero chiamarsi Francesca, Claudia, Patrizia, Lorena, Antonia, Paola.

Hanno 17, 16, 30, 45 anni; ma potrebbero averne 25, 40, 60, 70 anni.

Sono impiegate, commesse, bancarie, parrucchiere; ma potrebbero essere avvocati, giornaliste, casalinghe, commercianti.

Sono donne normali, comuni, semplici; ma potrebbero essere sante o puttane, martiri o terroriste.

Non ha nessuna importanza; sono donne.

E sono morte; sono morte non per le tante causalità che la vita pone davanti, malattie, incidenti; sono morte ammazzate, ammazzate da conoscenti, fidanzati, mariti.

Morte assassinate perchè hanno detto no.

No ad un bacio, no ad una avance, no ad una relazione; semplicemente no ad un uomo.

Quegli uomini che non sono più capaci di accettare un rifiuto, un diniego, una storia che finisce.

Ma non diciamo che sono morte d’amore; perchè l’amore in queste storie non c’entra nulla, non esiste, non c’è.

Quello che è costantemente presente è il possesso, la proprietà, il dominio dell’altro.

Non parliamo di malattia e disagio mentale, non è sufficiente a spiegare un fenomeno che, oggi, forse, sta subendo un’impennata ma che è costantemente presente da anni; parliamo piuttosto della realtà dell’altra metà del cielo.

Un disagio maschile che nasce da un ritorno della figura femminile vista e raccontata come cosa di cui si può disporre; come carne da macello da mangiucchiare, sbocconcellare e poi buttare.

Ma l’immagine creata, voluta, agognata non corrisponde alla realtà delle donne, le donne che oggi non sono più costrette a subire, nel nome sacro della famiglia e nell’esigenza economica del quotidiano, una relazione; ad avere mariti, compagni, amanti se questi non le soddisfano più, non corrispondono più a ciò che cercano e vogliono.

Ma questo manda in tilt i processi cerebrali e culturali di moltissimi uomini; li sconcerta l’incorrispondenza al modello; li disorienta la possibilità del confronto; e, privi di mezzi di difesa uccidono.

Sono donne morte per sogni, per aspirazioni, per esigenze in cui loro non sono più presenti, a cui non partecipano più.

Sono uomini che non sono stati colti dal famoso, e che tutto giustifica, raptus; sono uomini che hanno scientemente, costantemente, volontariamente perseguitato le loro propietà per mesi ed anni, nell’assoluta indifferenza od impotenza delle forze dell’ordine.

Perchè non è di questo tipo di criminalità che si ha paura, non è questa l’emergenza sicurezza di cui si va cianciando da anni e con cui si vincono le elezioni.

L’orco non viene sempre da lontano, spesso, sempre più spesso è presente proprio nella cerchia degli affetti, delle amicalità, delle conoscenze.

Le donne muoiono perchè ci sono baci che annientano e portano al coltello, al collo, alla pistola.

Il principe azzurro non è mai esistito, ma oggi, sicuramente e sempre di più, esiste il principe rosso.

Sangue.



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