La voce al citofono è familiare e sempre gentile, dopo averti visto varcare la soglia di quella porta più e più volte, ti accoglie ogni volta allo stesso modo, segno che la confidenza creata, prescinde sempre e comunque, dall’educazione e dal rigore che uno studio di quella portata, impone. “Prego, accomodati, secondo piano”.
La sala d’attesa è un salotto, caldo e accogliente, curato nei particolari con tanto di sedie a dondolo e dolce musica di sottofondo. Squilla il telefono e la ragazza del citofono, con la stessa gentilezza e pacatezza, risponde al capo del filo. Non una parola scortese o stizzosa, niente commenti fuori posto, né tono di voce troppo alto. L’attesa è breve, qui un appuntamento è un appuntamento e l’ora ha un valore temporale ben preciso. Pochi minuti e la porta si apre. Prima ancora di vederla, sento la sua voce e sorrido. E’ piccola e minuta, con un ciuffo ribelle di capelli neri che non sta mai dove dovrebbe e con uno sguardo che non sai mai dove punta, ma che rassicurante, spunta dagli occhiali posati a casaccio sul naso. A guardarla bene, non ispira molta fiducia, sempre fasciata in abitini di dubbio gusto, con il camice portato a mo’ di vestaglia da camera e con i piedi che stancamente si trascinano. Eppure, dal suo metro e mezzo scarso, potrebbe tranquillamente guardarti dall’alto, tanta è l’esperienza che quegli abiti vestono. Entro…anzi entriamo….lo studio è grande, ben illuminato e con le finestre che si affacciano sulle luci frettolose della città. Uno sguardo ai precedenti controlli, aggiornamento sullo stato generale, domande di routine, molte battute e qualche sorriso nascosto. Spogliati e sali sulla bilancia”…ora si che son ca@@i!!!!!...invece no…con mia grande sorpresa il conto segna ancora +4, segno che il Natale non ha fatto grandi danni e visto i 5 mesi suonati, posso ritenermi soddisfatta…..credo che festeggerò con una cioccolata calda! Questo i preliminari, in attesa del grande incontro. Mi sdraio sul lettino, un brivido freddo lungo la pancia mi fa sobbalzare, segno del suo imminente arrivo, come se sentissi rumorosi passi lungo il corridoio, passi di chi attendi da tempo e non vedi l’ora di riabbracciare. Sono emozionata e le mie guance improvvisamente vanno a fuoco. Dopo qualche secondo, la “porta” si apre e lei è lì davanti a noi. Seduta, con le gambe incrociate e con le mani in segno di saluto, sembra guardarci. Il suo viso occupa tutto lo schermo e pare proprio essersi messa in posa. E’ una femmina non c’è che dire!!! La Doc. sorride “Oggi, tutti così ‘sti fioli, non sono riuscita a vederne uno sdraiato”…un appuntamento lungo mezz’ora, per stabilire che è tutto ok, gambe braccia e tutti gli altri organi. Per ascoltare il battito del suo cuore e per crociolarmi nella bellezza di 450 gr. tutti rosa. “Lunghezza?” “Boh??? …cocca non viene bene il collage di una cosa che sta seduta”….. Vedo il Principe trattenere a stento una risata. Lui, come me, la adora. “Come la chiamiamo? Niente nomi strani per favore che in sala parto se ne sentono di tutti i colori”. Memore della dura battaglia che ho combattuto per Cestino e che mi ha visto vincitrice, rispondo che stavolta sarà il padre a decidere “E il papà che deciderà?”… ”Doc le piacerebbe se si chiamasse come lei?”…. (non per servilismo ma perché il suo nome ci piace sul serio). Lei è di poche parole, come sempre del resto, sorride e si aggiusta il ciuffo ribelle dietro l’orecchio. Si le piacerebbe.