Magazine Italiani nel Mondo

Ti dico addio come sarebbe piaciuto a te

Creato il 15 novembre 2013 da Mamma In Oriente

Poco più di 48 ore fa scrivevo un inno alla vita per i due anni del mio piccolo, Con le lacrime agli occhi, perché scrivere di certe cose mi emoziona, sempre.

Anche oggi ci sono tante lacrime. Lacrime diverse che feriscono gli occhi al loro passaggio, lacrime mentre scrivo il mio addio a te nell’impossibilità di accompagnarti nel tuo ultimo viaggio. E’ l’incubo di ogni espatriato che vive lontano da casa, quella morte che arriva a portare via un tuo caro mentre tu non ci sei e non ci potresti essere nemmeno se tu lo volessi.

Eravamo preparati. Per questo tuo nipote ha fatto di tutto per scendere anche in Calabria nelle sue 48 ore in Italia per lavoro la scorsa settimana. Sì, tu in realtà sei suo nonno, ma per me eri anche il mio nonno. In te c’era il nonno che non ho nemmeno conosciuto e quello che è morto quando avevo 5 anni. Ti ho amato anche per questo, perché l’unica nonna che ho potuto realmente conoscere è andata via nel pieno della mia adolescenza quando, una ultra ottantenne, è quanto di più lontano ci sia da te ragazzina. Troppo tardi ho capito il valore dei nonni e forse per questo ho cercato di riconciliarmi con me stessa attraverso te.

Non solo per questo però, perché tu eri una persona non comune. A mio avviso nessuno lo è e tutti hanno qualcosa che li caratterizza. Però tu lo eri meno degli altri, molto meno degli altri.

Eri una persona passionale in tutto quello che facevi e non si può dire che nella tua vita tu non abbia onorato il tuo nome, Gaudio.

Amavi dipingere sopra ogni cosa. Quando ti ho conosciuto la mano non era più ferma, ma ho potuto vivere i giorni del tuo ultimo dipinto dato in dono ad una chiesa di Bologna dove, poco tempo dopo, abbiamo voluto battezzare il nostro primo bimbo. I tuoi quadri hanno trovato posto nelle case dei tuoi figli ed anche in quelle degli amici o semplici conoscenti. Perché tu eri così, avevi la leggerezza di regalare un quadro importante anche in cambio di una piccola gentilezza ricevuta.

Amavi scrivere, libri ed articoli. Della tua terra prima di tutto, di Gioiosa e di quell’antica Locri che un tempo era stata prestigiosa e che, nei tuoi anni, era associata solo a terribili fatti di cronaca. Appassionato di archeologia, hai fatto ricerche, studi e lottato per oltre 50 anni per restituire alla tua Locri la statua di Persepone, lì ritrovata e poi trafugata per finire in un museo di Berlino. Pur riuscendo a dimostrare che era stata rinvenuta a Locri, non sei riuscito a riportarla a casa, ma ci hai provato con passione e lavoro.

Amavi l’arte ed è stata una componente essenziale della tua vita, perché ne portavi dentro il seme. L’arte infatti era dentro le mani di tua madre che lavoravano con maestria l’argilla e la trasformavano in statuine e pastori del presepe dai visi quasi reali tanto erano pieni di dettagli. L’arte era nelle mani dei tuoi nonni che scolpivano il legno. L’hanno trasmessa a te ed a tuo fratello. Quel seme hai cercato di farlo germogliare anche nei tuoi alunni quando insegnavi e dirigevi l’Istituto d’Arte.

Amavi l’universo femminile, non solo nel senso comune del termine, che non disdegnavi affatto, ma in una dimensione più ampia perché ammiravi nelle donne quell’insieme di tenacia, determinazione, tenerezza e bellezza. Erano spesso presenti nei tuoi racconti, prime fra tutte tua madre e tua moglie. Ricordo che ti si velavano sempre gli occhi di commozione quando parlavi di loro, senza timore di mostrarti debole. La tua era una vera e propria devozione per le donne della tua vita. Donne concrete che si sono occupate delle cose pratiche della tua vita perché tu seguivi solo le tue passioni, totalmente incurante dei fatti materiali.

Ti dico addio come sarebbe piaciuto a te
Amavi la bellezza in tutte le sue forme, sia che fosse una statua antica, un fiore, un viso di donna o il profilo di un bambino. Eri attento ad ogni particolare.

Amavi raccontare della tua vita e mostrare i tanti raccoglitori dove avevi catalogato meticolosamente tutto: lettere, cartoline, fotografie, biglietti d’ingresso alle mostre, scritti, articoli, collezioni di francobolli e monete, una vita intera.  Scrivevi lettere a tutti gli artisti per cui provavi ammirazione, fra cui anche Gaudì e Picasso. Perché ti piaceva confrontarti sul piano intellettuale ed artistico. Recitavi ancora a memoria versi e poesie, senza dimenticare una parola, anche quando a volte confondevi i nomi delle persone a te vicine.

Amavi raccontare, ma soprattutto amavi essere ascoltato perché a te stare al centro dell’attenzione piaceva immensamente. Avresti voluto sempre una corte attorno e spesso ce l’avevi. Le tue figlie, sempre presenti, tuo figlio, i nipoti, i vecchi amici di studi e ricerche, i vecchi alunni. Negli ultimi anni ti accontentavi anche di un pubblico meno raffinato ed intrattenevi anche le signore che aiutavano ad occuparsi di te. Potevano anche non pulire e non prepararti il pranzo purché stessero sedute vicino a te ad ascoltarti e coccolarti.

Anch’io ti tenevo sempre per mano quando venivo a farti compagnia e tu non la ritraevi mai.

Non volevi stare solo, soprattutto negli ultimi anni. Se tua figlia tardava anche solo un poco, telefonavi ovunque in paese per cercarla. Non ti importava che poi ti sgridassero. Nell’egoismo della vecchiaia, contavano solo le tue ragioni. Facevi la vittima, ma se arrivava un invito per una conferenza o una cena, improvvisamente non avevi più male alle gambe ed eri pieno di energia. Inutile cercare di farti desistere dall’andare.

In compagnia ti trasformavi, sapevi ancora intrattenere le persone, sapevi essere ancora brillante ed ironico. Non volevi mai andare a letto.

Non credo che tu avessi rimpianti perché la vita avevi sempre cercato di viverla come volevi. Credo che in fondo avessi voglia di ritrovare in cielo tua madre e la tua compagna di vita.

Ti ho fotografato tanto negli ultimi giorni che ho passato accanto a te quest’estate. Insieme agli ultimi nati della nostra grande e bella famiglia.

Ti dico addio come sarebbe piaciuto a te
Mi piacevano le tue rughe vicino alla loro pelle rosea. Ti voglio ricordare così, pieno di una tenerezza quasi femminile.

Ti dico addio come sarebbe piaciuto a te
Ti dico addio come sarebbe piaciuto a te
Mi pesa non essere lì ora insieme alle persone che ti hanno voluto bene.

E allora ti  voglio dire addio così, scrivendo di te.

Sono sicura che ti sarebbe piaciuto essere, ancora una volta, protagonista.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :