Continuano ad immolarsi, giovani e disperati, i monaci tibetani. Sono ormai 23 di cui 3 monache. Gli stanno chiudendo i monasteri, non vedono opportunità in un paese cinesizzato dove il buddhismo sta diventando solo un attrazione per i turisti. Non c’è neanche speranza fuori, a parte la solidarietà a parole, la Cina è troppo potente e ricca perché l’Occidente faccia qualcosa.
L’ha capito il Dalai Lama che s’è ritirato e anche il suo erede spirituale il Karmapa che ha chiesto ai giovani monaci di cessare questi atti inutili e disperati. Lo stesso dovrebbe fare, con forza, Lobsang Sangay, il capo del Governo tibetano in esilio.
Nei monasteri sperduti di Tridu, della provincia di Aba i monaci marciano e protestano mantendno alta la tensione con gli occupanti (ormai diventati abitanti) cinesi. Nel Sichuan non hanno dimenticato gli scontri del 2008. Per evitare problemi e testimoni, come sempre a marzo ricorrenza della Rivolta di Lhasa e la fuga dela Dalai Lama nel 1959, il Tibet viene chiuso agli stranieri. Anche i pastori e venditori nepalesi si sono visti sbarrare le frontiere a Taplejung, nel Nepal orientale.
Purtroppo non si può tornare indietro e il Tibet antico lo possiamo solo vedere e immaginare in questo documentario del 1934.