Il mercato della musica “liquida” sta subendo la seconda grande rivoluzione. Dopo esser passati dal mondo fisico dei CD a quello immateriale dei file audio (mp3, aac, ecc.) è venuta l’epoca dello streaming. Servizi come Spotify o Deezer hanno definitivamente sdoganato l’idea di un abbonamento mensile persistente per poter usufruire di cataloghi pressoché infiniti di musica.
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Così il paradigma di “mi compro un disco” è definitivamente esploso, per lasciare il posto a “mi ascolto la playlist di oggi”. Un po’ come accendere la radio per ascoltare musica che ancora non conosciamo, solo che in questo caso, ovviamente, il tutto viene profilato sui nostri gusti. Dov’è il lato negativo di tutta questa faccenda? La qualità. Già, il CD ha un campionamento di 44100kHz a 16bit senza compressione. Con i servizi di streaming più diffusi, quando va bene, abbiamo una compressione MPEG 2 Layer 3 (MP3) che arriva a 320Kbs. Una buona compressione, per carità, ottima per un ascolto con auricolari o cuffie di bassa qualità, ma non assolutamente a livello di un ascolto domestico.
Ecco che allora arrivano finalmente i primi servizi di streaming di qualità, era solo questione di tempo in fondo. Comincia Deezer, offrendo un servizio premium solo esclusivamente per i possessori di sistemi di diffusione Sonos. Ma ieri, 17 febbraio, è finalmente sbarcato in Italia Tidal.
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Cos’è Tidal?
E’ un servizio di streming audio tale e quale a quelli già citati, con una piccola differenza: l’alta qualità. Tidal fa streming in formato flac loseless, ovvero con una compressione simile a quella “zip” per i documenti del computer. Il file viene decompresso in tempo reale dal dispositivo che lo riproduce, di fatto senza comprimerne la forma d’onda.
L’aspetto negativo? Sono due in realtà: il primo è il prezzo: 19,90€ al mese sono il doppio di quello che richiedono i concorrenti. Inoltre i colossi come i succitati Spotify e Deezer sembra che stiano valutando di mantenere la stessa fascia di prezzo anche per l’alta qualità, proponendo solamente un vincolo contrattuale di un anno.
Il secondo è rappresentato dal consumo di banda. Con quasi 1,5 mega al secondo di banda impegnata, i nostri piani mobili da 1 o 2 gb al mese vanno a farsi benedire in men che non si dica. E’ vero che si possono impostare le app per passare all’alta qualità solo in presenta di WiFi, però un mega e mezzo è veramente tanto.
Esiste la possibilità, come già accade per alcuni servizi offerti direttamente dall’operatore, che qualcuno di questi decida di offrire un servizio di streaming in promozione con tutto il traffico dati incluso, ma a nostro avviso, per gli operatori, questa dello streaming audio è un occasione troppo ghiotta di vendere piani dati più ricchi per pensare che offrano tutto il traffico.
Allora, pronti all’alta qualità audio in streaming? Noi non vediamo di fare un test e scriverne su EnjoyPhoneBlog.