La tigre dell’Okavango ha i denti di un leone, la forza di un rinoceronte e salta come un’antilope, per vederlo non serve un safari ma una canna da pesca in Africa!
I viaggi di pesca sono una via di fuga sempre aperta tra i nostri pensieri… Mollare tutto e andare a insidiare pesci pazzeschi in posti da sogno! Alcuni viaggi molti di noi li possono soltanto immaginare e forse non potranno mai permetterseli, altri sono già in programma, prima o poi… ma forse non così esotici. Un pesce ha catturato la nostra attenzione per il suo aspetto feroce e per la meraviglia del suo habitat: il Tiger Fish in Botswana. Il Tiger fish in altre zone del mondo diventa enorme, chi conosce la serie River Monster lo sa bene, in Botswana però, anche se non raggiunge taglie record, si può pescare in quantità e soprattutto in un paesaggio senza pari! Noi Anonimi non siamo ancora andati a insidiarlo, anche se nell’estate 2013 eravamo a punto di partire, con due nostri carissimi amici, Matteo e Tommaso… per questo facciamo uno strappo alla regola e pubblichiamo il loro racconto.
Primo Giorno.
Nxamaseri e’ un fishing lodge che si trova su una piccola isola del Panhandle, il tratto del fiume Okavango che precede l’omonimo delta, in Botswana. Siamo arrivati qui dopo un viaggio di oltre mille chilometri da Windhoek, in Namibia, con una tappa intermedia a Rundu.
Il lodge e i suoi otto chalet, collegati da una lunga passarella, sono affacciati sul fiume ed immersi in una foresta abitata da una banda di cercopitechi che spesso fanno irruzione nelle stanze. Il padrone di casa e’ un ragazzo Sudafricano di nome Tiaan, ospite impeccabile e brillante intrattenitore. Lo stile del lodge e’ rustico, informale, con un tocco di eleganza. L’atmosfera e’ familiare e rilassante. La cucina ottima.
Il lodge si raggiunge con un trasferimento in 4×4 prima e in barca poi attraverso i canali dell’Okavango. All’appuntamento sulla strada principale, vicino al villaggio di Nxamasere, circa 50 km a sud del confine con la Namibia, troviamo Phoraki, detto Mr. P, un’omone originario di queste zone che lavora al lodge da vent’anni. Una vera e propria memoria storica di Nxamaseri, oltre che un abile pescatore e profondo conoscitore del fiume e dei suoi abitanti.
Neanche il tempo di lasciare le valigie e siamo già in barca con Mr. P, pronti per la nostra prima battuta di pesca. Siamo qui per pescare il mitico tiger fish, il più feroce predatore dei fiumi Africani!
La barca e’ a fondo piatto in alluminio con un motore Mercury da 50 cv, ideale per muoversi agilmente tra gli stretti canali del delta. L’attrezzatura, acquistata a Windhoek, consiste in una canna da spinning di circa 2 mt per 7-28 gr con mulinello 3000 piu’ una canna G-Loomis da casting da un’oncia e mezza. Gli artificiali sono ondulanti di diverse grammature, per lo più pesanti, messi a disposizione dal lodge.
Di fronte a noi si apre il dedalo di canali del delta, bordeggiato di papiri e palme che si riflettono nell’acqua. Sopraffatti dall’emozione, non ci rivolgiamo la parola fino a quando troviamo, fortunatamente dopo pochi minuti, la “barbel run”, letteralmente la “corsa dei pesci gatto”.
La barbel run si verifica quando l’abbassamento del livello del fiume Okavango, da giugno a ottobre, costringe e concentra branchi di piccoli pesci, tra cui i bulldog, nei canali piu’ profondi del fiume. Per testare la ricettività delle femmine, i maschi emettono impulsi elettrici. Poi, una volta fecondate, le femmine depositano le uova. Tutto questo attira i voraci pesci gatto, che a loro volta attirano i tiger fish che li predano, oltre agli uccelli acquatici, scatenando una vera e propria mattanza.
Circondati da egrette, aironi e aquile pescatrici, iniziamo a pescare. Mr. P ci suggerisce di lanciare “on the edge”, il piu’ vicino possibile alla vegetazione che costeggia i canali, e di lasciare affondare l’artificiale prima di iniziare il recupero. L’inizio non e’ dei piu’ confortanti: i primi lanci finiscono spesso in mezzo ai papiri, con conseguente perdita di tempo e artificiali. Siamo ancora alla ricerca della giusta confidenza con la nostra attrezzatura.
Quando i lanci diventano piu’ precisi, ecco arrivare le prime toccate. Le ferrate pero’ sono diverse da quelle a cui siamo abituati: il tiger fish e’ un predatore vorace, si avventa sulla preda con violenza e proprio per questo spesso “mangia male”. Tiaan ci spiegherà anche che spesso i tiger attaccano il terminale d’acciaio e non l’artificiale, rendendo la cattura ancora più difficile.
Dopo una cinquantina di lanci a vuoto, tra papiri e ferrate mancate, ecco il primo pesce in canna! L’emozione e’ grande, tanto quanto la delusione nell’accorgersi che la nostra prima cattura e’ un pesce gatto! Pochi lanci ancora e finalmente arriva il primo tiger fish! Nonostante le dimensioni modeste, il tiger conferma tutto ciò che si dice di lui: lottatore indomabile, il nostro salta, scoda, strattona, nuota sotto la barca. Una vera battaglia, al termine della quale Mr. P aggancia il tiger al boga per poi restituirlo alle acque dell’Okavango. Qui infatti si pesca rigorosamente “catch & release”.
Facciamo gli ultimi lanci mentre il sole tramonta infiammando il cielo. E’ tempo di ritornare al lodge. Chiudiamo la giornata con 4 catture: 2 tiger fish e 2 pesci gatto. Non c’e’ male, e’ il primo giorno e abbiamo pescato solo qualche ora. Festeggiamo con una birra mentre la barca sfreccia tra i canali, degna conclusione di una giornata che non dimenticheremo.
Secondo Giorno.
La sveglia suona alle 6:30, il tempo di una tazza di caffe e siamo di nuovo sul fiume. Mr. P ci guida con maestria tra i canali alla ricerca della barbel run, che pero’ stamattina si fa attendere. Mr. P spegne più volte il motore della barca per cercare di individuare il rumore provocato dai pesci gatto e dagli uccelli acquatici che si muovono tra i papiri. Niente, tutto tace. Dopo più di mezz’ora ecco apparire le prime egrette, il segnale che stavamo aspettando.
Iniziamo a lanciare e arrivano i primi tiger fish. I combattimenti sono davvero entusiasmanti, anche se purtroppo la percentuale dei pesci guadinati e’ bassa: spesso dopo una lotta di qualche secondo il pesce si slama. La precisione cresce di lancio in lancio: siamo quasi sempre a qualche centimetro dalla linea dei papiri. Se il lancio e’ preciso, “on the edge”, l’abboccata e’ garantita.
Gioia per i tiger catturati e delusione per quelli persi si alternano in una girandola di emozioni. Intanto la run continua a muoversi, spostandosi all’interno dei papiri e disperdendosi piano piano. Iniziamo a seguirla nei canali secondari pescando in drifting. Bellissimo! La barca rotola sull’acqua trascinata dalla corrente, rimbalzando a destra e a sinistra sui papiri. Mentre gli attacchi si fanno sempre più radi, arriva una cattura inaspettata: un bream, un ciprinide dai colori fantastici che Mr. P ci dice essere difficile da pescare a spinning.
Nonostante il bream, la situazione resta molto, troppo tranquilla. Dobbiamo cambiare zona di pesca. Mr. P annusa l’aria, tende le orecchie e sentenzia che secondo lui la run si e’ spostata sul corso principale dell’Okavango. Percorriamo alcuni canali e, appena entrati sul fiume, una lunga fila di egrette appostate sull’acqua che ribolle ci segnala la presenza della migliore run di questi giorni! Incredibile! Iniziamo subito a lanciare e le catture non si fanno attendere. Da segnalare il primo big tiger, che ci impegna in un duro combattimento sotto la barca. In questo come nei successivi casi di catture “importanti”, osserviamo che i tiger fish più grandi mangiano in profondità e nel centro del fiume, quasi sempre a pochi metri dalla barca. 5 pounds, quasi 2,5 chili, niente male.
Sono passate le 13, siamo in ritardo per il pranzo e Mr. P ci trascina letteralmente via dal fiume. Mangiamo un boccone al lodge e, dopo neanche un’ora di pausa, siamo pronti a risalire in barca.
Dopo una mattina ricca di soddisfazioni, purtroppo il pomeriggio delude le nostre aspettative. La run su cui abbiamo pescato in mattinata si e’ spostata e quella che troviamo non ci regala catture da ricordare. Il più delle volte sono tiger di piccole dimensioni, e quando crediamo di avere in canna qualcosa di interessante, dopo pochi secondi ci rendiamo conto che si tratta di pesci gatto! La nostra confidenza con il fiume pero’ cresce sempre più. Ogni lancio, ogni recupero, ogni movimento, tutto e’ sempre più facile e naturale.
Al tramonto lasciamo le nostre canne per immortalare con foto e video la maestosa aquila pescatrice africana. Ci fermiamo in un’ansa del fiume, dove avvistiamo un meraviglioso esemplare appollaiato su una palma. Mr. P lancia nell’acqua un piccolo tiger che ha conservato proprio per l’occasione. E’ il momento: l’aquila prende il volo e plana silenziosa sul filo dell’acqua, a pochi metri dalla barca, per afferrare il facile pasto. Uno spettacolo!
Nonostante il pomeriggio difficile, la giornata si chiude con 13 catture: 1 bream, 2 pesci gatto e ben 10 tiger fish! E’ quasi buio, ritorniamo al lodge sorseggiando la nostra meritata birra. Dopo cena ci sediamo intorno al fuoco con Tiaan, che tra un bicchiere di brandy e coca e l’altro, si lascia un po’ andare e ci svela alcuni segreti sul comportamento dei big tiger.
Tiaan ci mostra alcune foto di barbel run epiche e delle sue catture record. Poi arriva la conferma di quello che abbiamo osservato sul fiume in mattinata. Tiaan ci spiega che a ridosso del muro di papiri cacciano i tiger più piccoli, mentre i big attendono pazienti prede più facili al centro del fiume e in coda alla run. Aggiunge anche che, nelle condizioni attuali del fiume, l’artificiale impiega circa 5 secondi per arrivare sul fondo e raggiungere la zona di pesca più redditizia. Consigli preziosi, che non vediamo l’ora di mettere in pratica.
Terzo Giorno.
E’ l’ultimo giorno. Non stiamo nella pelle. Oggi vogliamo solo big tiger! Dopo una colazione volante raggiungiamo il molo, dove Mr. P ci aspetta con la barca armata di tutto punto. I terminali di acciaio e gli ondulanti da 22 gr nuovi di zecca brillano con le luci dell’alba e ci invitano a raggiungere il fiume.
Partiamo alla ricerca della run della mattina prima e, non appena entrati nel corso principale dell’Okavango, la troviamo, se possibile ancora più imponente. I pesci gatto sono visibili ad occhio nudo sotto il pelo dell’acqua che ribolle, mentre decine di egrette e altri uccelli acquatici banchettano senza sosta. Neanche il tempo di calare l’ancora e le nostre lenze già fendono l’acqua alla ricerca del tiger fish da sogno. I 5 pounds del primo giorno non sono male, ma siamo sicuri di poter fare meglio.
I consigli di Tiaan si rivelano presto azzeccati. Rispetto ai giorni precedenti lasciamo che l’artificiale affondi per qualche secondo in più e la misura media dei tiger cresce sensibilmente. Dopo un bel bream, qualche pesce gatto e diversi tiger di buone dimensioni, arriva il tanto atteso big.
In questo tratto il fiume si allarga e la corrente e’ piuttosto forte. La tensione sul filo aumenta e con lei l’azione dell’ondulante, che quando ormai e’ al centro del fiume, a poca distanza dalla barca, viene attaccato violentemente.
Inizia così un duro combattimento: la canna e’ completamente piegata e il tiger conferma la sua proverbiale combattività con salti e strattoni continui in tutte le direzioni. Appena il tiger arriva sotto la barca, Mr P lo guadina con destrezza per poi agganciarlo al boga e slamarlo. E’ un bellissimo esemplare di oltre 7 pounds, più o meno 3,5 chili di puri muscoli! La livrea argentea splende alla luce del sole, la dentatura e’ davvero impressionante! Ammiriamo il tiger per qualche secondo e, dopo gli scatti di rito, lo restituiamo al fiume.
Chiudiamo la mattina con una ventina di catture e torniamo soddisfatti al lodge per pranzo. Un’oretta di pausa e siamo di nuovo in prima linea. La run ci aspetta dove l’abbiamo lasciata. Iniziamo come abbiamo finito prima di pranzo. I tiger sono ancora in piena attività e le catture si susseguono a buon ritmo. Da segnalare anche diverse rotture: le taglie importanti mettono a dura prova la nostra attrezzatura, malauguratamente sottodimensionata.
Poco dopo, quasi senza accorgercene, arriva il secondo big. Il rituale si ripete, l’attacco arriva in profondità vicino alla barca, ma il tiger riesce a sorprenderci ancora: per ridurre la tensione della lenza e slamarsi, questa volta nuota velocemente in direzione della barca. Un genio! Per alcuni secondi non ci accorgiamo nemmeno di averlo in canna! Poi, ormai sotto la barca, con una codata da il via ad un combattimento serratissimo. Dopo almeno 5 minuti di testate violente e virate improvvise sotto la barca, il nostro e’ costretto ad arrendersi al guadino del prode Mr. P. Il boga conferma quanto ci aspettavamo: un altro over 7 pounds!
Continuiamo a pescare fino al tramonto. Le catture si susseguono a ritmo serrato, a fine giornata saranno 34: 1 bream, 10 pesci gatto e 23 tiger fish, più del doppio di ieri!
Dopo cena intorno al fuoco, tra un bicchiere di amarula e l’altro, festeggiamo con Tiaan le nostre 51 catture in poco più di due giorni di pesca a Nxamaseri. Siamo molto soddisfatti dei nostri costanti progressi e ci chiediamo cosa sarebbe successo domani. Purtroppo pero’ e’ tempo di partire. Sono stati giorni intensi, emozionanti, vissuti al massimo, a stretto contatto con una natura meravigliosa, e impreziositi dall’ospitalità di uno dei piu bei fishing lodge di tutta l’Africa.
Noi sappiamo già che prima o poi ritorneremo.
Chi volesse unirsi al gruppo o avere ulteriori informazioni su Nxamaseri e sulla pesca al tiger fish nel delta dell’Okavango può rivolgersi al nostro carissimo amico Tommaso Balestrini consultando il sito www.africome.com.