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Tihar, speriamo in Lakshmi la Dea della Prosperità

Creato il 09 novembre 2015 da Cren

Lakshmi

Ogni giorno erano importati 350 tankers di petrolio, oggi 35; la stessa proporzione per le bombole di gas  per cucinare.  Ci sono 6.900 camion con containers contenenti cibo, medicine, prodotti per l’industria fermi ai 10 posti di frontiera. Solo a Birgunj-Raxaul, ben 4.800. Le tasse doganali (30% raccolte per gli acquisti importati per le feste del Dashain e del Tihar non ci sono, e ciò avrà conseguenze sulle disponibilità di spesa dello stato.

L’economia è bloccata: 2200 fabbriche nel Terai  (fra cui Unilever, Surya Nepal, Varun Beverages) non producono e impegnano 400.000 lavoratori)  e ciò aggrava la perdita di reddito post terremoto, si calcola un calo del PIL fra il 3 e il 5% ed un aumento significativo dell’inflazione. Chi ci rimetterà di più saranno i poveri, l’educazione, la sanità.

Nella stagione di picco del turismo (250.000 visitatori negli anni passati) si è scesi  a meno di 50.000 con pesanti conseguenze sulle 300.000 persone che lavorano nel settore, fra cui portatori, cuochi e guide dei villaggi Tamang in cui opera Takecare Nepal.

I fedeli dovranno intensificare preghiere e offerte a Lakshmi (la Dea della Prosperità) durante le feste del Tihar che raggiungeranno il culmine fra tre giorni quando s’accenderanno file di lampade e lumini (questo traduce Tihar o Diwali) nelle case e nei templi di tutto il subcontinente per propiziare la Dea Lakshmi
La consorte di Vishnu è eterea come la fortuna e il benessere che rappresenta, a volte dipinta seduta su un fiore di loto, le scorre fra le mani un fiume di monete.
In tutte le case si preparano vassoi con dolci, noci di cocco, monete, fiori, riso e polvere rossa di sirdur, tutti segni di prosperità che vengono posti sotto i ritratti della graziosa divinità. La crisi ha fatto diminuire gli acquisti per i tradizionali regali, che, nel tempo, sono passati dagli economici dolciumi a più tecnologici telefonini e tablet.
Oggi diventa anche più difficile mantener fede all’antica tradizione Newari (l’originale etnia i Kathmandu) in cui il Tihar segnava la fine del ciclo dei raccolti, dell’anno Samvat e il momento di fare i conti e restituire i debiti.
Le leggende raccontano di Re che riottennero il regno grazie alla Dea e di principi scampati alla morte per aver acceso lampade in suo onore, nelle eterne lotte fra il bene e il male. Per questo la luce è la caratteristica di questa festa e Kathmandu, come le città dell’India, sono illuminate, oggi con lampade elettriche, un tempo con lumini di burro.
In questi giorni malla (collane) e rosse tika ornano le mucche, l’animale di Lakshmi, che con latte, burro e sterco dona prosperità nelle civiltà contadine.
E’ una bella festa ancora sentita, vissuta e diffusa che raccoglie le famiglie, risveglia i templi e illumina la città. Un tempo il surplus di guadagni era giocato fra le strade e le piazze ai dadi o ad altri giochi d’azzardo. Oggi non più permessi dalle autorità e dalla penuria di denaro.

Un giorno è osservato il Kukur (cane) Tihar e reso omaggio, con ghirlande e mangiate, ai cani di solito un po’ bistrattati. La benedizione del Kukur Tika, rientra nell’ antica venerazione di Yama (Panchak Yama, i 5 giorni di Yama), il terrifico Signore della Morte; figura che risale ai Veda che parlano di Yama come il primo essere umano che morì.


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