Magazine Cultura

Timbuktu: la cultura salvata dal digitale e dal sociale

Creato il 03 marzo 2013 da Coralriff @coralriff

Timbuktu library     Timbuktu, 4 marzo 2013

    Siamo nel cuore del Mali, a Timbuktu. Famosa per la sua storia millenaria, la città custodisce con le sue oltre 60 biblioteche una delle raccolte di testi antichi più preziosa del mondo, ed è stata per secoli il centro più importante per la diffusione della cultura africana. L’Ahmed Baba Institute (che prende il nome dallo studioso e scrittore medioevale contemporaneo di Shakespeare) è una delle più importanti biblioteche della città e conserva circa 20.000 manoscritti risalenti al XVI, XV, XIV e XIII secolo. Un tesoro inestimabile per il Mali e una rara testimonianza scritta dell’intera storia africana fatta di migliaia di testi in arabo, ebraico antico, turco, Songhai (antico popolo che aveva costruito un autentico impero lungo le coste del Niger), Tamashek (la lingua dei Tuareg) e Bamanankan (o lingua dei Bamanan, antica lingua Mandingo parlata in Mali). La ricerca storica su questi documenti ha permesso di capire più a fondo la cultura africana dei secoli precedenti in ambiti come la legge, l’astronomia, la teologia, la medicina e il commercio preservandone la memoria dopo l’impatto della colonizzazione europea sulle tradizioni e sui saperi locali.

     L’edificio che ha custodito per decenni questo patrimonio è stato riprogettato nel 2003 all’interno del South African – Mali- project dall’allora presidente del Sud Africa Thabo Mbeki, nell’ambito dell’iniziativa culturale New Partnership for Africa’s Developent. Finito di costruire nel 2009, con i suoi 4.600 metri quadrati di grandezza, l’Ahmed Baba Institute, o Istituto Ahmed Baba d’Istruzione Superiore e della Ricerca Islamica, dispone di sistemi di aria condizionata per preservare i manoscritti dall’usura del tempo e di un sistema antincendio automatizzato che sfortunatamente, però, non è bastato a proteggere tutte le sue preziose carte.

     Un primo pessimistico resoconto sui destini di questi Manoscritti del Sahara era stato, infatti, diffuso a fine gennaio, all’indomani della liberazione di Timbuktu da parte delle forze speciali francesi, quando si era fatta strada la notizia della distruzione quasi totale di circa 3.000 testi dati alle fiamme, prima della fuga, dai ribelli jihadisti che avevano occupato da mesi la città maliana. In realtà la maggior parte dei documenti storici custoditi a Timbuktu sarebbe stata salvata grazie a un programma di digitalizzazione dei manoscritti sviluppato sotto la supervisione dell’Unesco sempre all’interno del South African-Mali project e grazie alla tradizionale vocazione alla conservazione dei documenti da parte della popolazione.

     A diffondere quella che oggi pare ben più di una speranza sono state in febbraio le dichiarazioni del professor Shamil Jeppie, dell’università di Cape Town, esperto dei preziosi manoscritti della città sahariana e quelle del ricercatore anch’esso sudafricano Mohamed Mathee. Direttamente coinvolto nel Timbuktu Manuscripts Project, e più volte presente in Mali nell’ultimo decennio proprio per seguire lo stato di avanzamento di questa fondamentale opera di conservazione, Mathee ha dichiarato alla BBC che “la gran parte dei manoscritti, presumibilmente il 95%, sarebbe stata salvata e messa in sicurezza ben prima del recente acutizzarsi degli scontri”, che avrebbe portato i ribelli jihadisti a bruciare monumenti, biblioteche e altri edifici prima di abbandonare la città. “Negli ultimi anni, infatti, migliaia di documenti custoditi nella biblioteca erano stati salvati in digitale, nell’ambito di un progetto portato avanti già da diverso tempo in collaborazione con il Sud Africa che ha fornito al personale del posto corsi di formazione sui metodi di conservazione e digitalizzazione dei preziosi manoscritti. Grazie a ciò, i ricercatori africani potranno continuare a lavorare dai propri computer, studiandone le scansioni digitali”.

Segue su: http://www.unimondo.org/Notizie/Timbuktu-la-cultura-salvata-dal-digitale-e-dal-sociale-139577


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :