Magazine Spiritualità
È strano forse parlare di timore di Dio al giorno d'oggi, ma penso sia opportuno riscoprirlo: si conosce il timore di tante cose, quali malattie, sofferenza,etc,... ma non si ha più paura di Dio. Il timore eccessivo blocca e quindi non è mai positivo, ma in giusta misura permette che ci sia rispetto reciproco. Provare un certo timore nei confronti di Dio è positivo, come dice la Bibbia, è il principio della saggezza. L'assenza completa o il soffocamento di questo in un concetto assoluto di Dio/amore cela, talvolta, una certa superficialità o addirittura un velato ateismo: un modo come un altro per soffocare la voce della propria coscienza di fronte alle innumerevoli mancanze o addirittura peccati. Si dovrebbe conoscere Dio tale e quale ce lo presenta il vangelo, senza tentare di edulcorare i concetti o di proiettare il nostro pensiero o immaginarci un Dio come lo vorremmo noi: cieco di fronte alle nostre mancanze ma severo con gli altri … eh già, perché può capitare anche questo.... con gli altri si pratica una carità rude, talvolta disumana, affermando di fare o volere il bene di una persona ma con se stessi si è talmente indulgenti che non si vuol sentir parlare né di purgatorio né di inferno. Con gli altri si pratica e si predica la giustizia di Dio, ma con sé esiste solo la carità, l'amore sconfinato. Nessuno può arrogarsi una prerogativa che è solo di Dio e che in realtà, da come raccontano le varie rivelazioni, nemmeno Lui usa nel momento del giudizio particolare. Tante volte, erroneamente facciamo coincidere i nostri atteggiamenti disumani con la carità. In questi atteggiamenti si nasconde spesso la superbia.