Chi sono costoro, esotismo di maniera a parte?
Un gruppo musicale maliano (ricordate l’Azawad?) costituito da giovani ed esperti musicisti che, dopo una lunga tourné in Europa (tappa anche a Milano), ancora una volta grida al mondo, perché lo ascolti, il suo bisogno-diritto di libertà.
Stato unitario ? Autoderminazione? Giusto? Sbagliato? Non è facile esprimersi da occidentali.
E questo grido , tradotto nelle musiche coinvolgenti e nei canti del deserto dell’ultimo album dal titolo “Tassili”, è piaciuto molto e ha meritato persino un riconoscimento ufficiale come il Grammy Award.
Scusate se è poco.
Sono proprio bravi e convincenti i Tinariwen, non c’è dubbio.
Peccato che “Tassili” sia stato registrato, per forza di cose, nell’altipiano del Tassili N’Ajjer, nel sud- est dell’Algeria, perché il loro deserto, quello dell’Azawad è oggi occupato da presenze “scomode.”
Al-Quaida maghrebina, infiltratasi anche tra la gente pacifica del Mali, ha soffiato sul fuoco del malcontento del popolo Tuareg allo scopo di alimentare l’incendio e, a cose fatte, penserebbe di potersi poi accomodare sulle ceneri.
Ma i Tinariwen spiegano, a chi domanda loro, di volere solo indipendenza dallo Stato centralista. Niente affatto di cambiare “padrone”.
E ne raccontano tutte le ragioni con malinconico garbo nelle loro canzoni che, a loro dire, il mondo deve conoscere.
Conoscere cioé come stanno realmente le cose per il popolo dei Tuareg che , ridotto a fantasma ridicolo di se stesso, buono solo per la pubblicità dei "media", rischia altrimenti di scomparire.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)