Con un blog che predica i prodotti di stagione e il km zero, non potevo certo mancare un evento come Tipicità, tenutasi a Fermo dal 15 al 17 marzo. Ora che sono marchigiana d’adozione mi sento in dovere di scoprire produzioni e prodotti che non conosco bene come la pizza, la mozzarella e il babà!
Mangiare è un atto agricolo! Mangiare conclude il dramma annuale dell’economia alimentare che inizia con la semina e la nascita. Molti mangiatori non sanno più che questo è vero. Pensano all’alimentazione come produzione agricola, forse, ma non si considerano parte dell’agricoltura. Si considerano “consumatori”. Se pensano un po’ più a fondo, devono riconoscere di essere consumatori passivi. Wendell Berry.
Tipicità è un expo regionale con le eccellenze del territorio marchigiano. Mi è piaciuto molto, anche perchè ho potuto assaggiare salumi, formaggi e vini. Ma ho anche scoperto tante birre artigianali, farine che spero di provare a breve e soprattutto tanta cura per la qualità. Olive ascolane, formaggi pecorini e caprini, ciauscolo, maccheroncini di Campofilone, vino cotto, salame di Fabriano, mela rosa dei Sibillini, miele, marmellate, tartufi, prosciutto di Carpegna, legumi e cereali biologici.
Ho scoperto anche che le Marche hanno regolamentato la qualità delle produzioni locali attraverso un sistema di tracciabilità della filiera, sicurezza alimentare e certificazione. Per approfondire vi consiglio di dare un’occhiata alla Qualità Garantita delle Marche (Qm).

Credo sia un esempio virtuoso di come ogni regione potrebbe curare il proprio territorio e questo lo dico con grande rammarico e nostalgia per la mia terra martoriata da rifiuti, incuria e poca valorizzazione. Basterebbe solo l’amore, per quello che potenzialmente poteva essere il luogo più bello del mondo.
Si avvicina anche il grande evento dell’Expo 2015 tanto decantato come volano di chissà quale miracolo. Permettetemi di esprimere la mia opinione a riguardo. Non credo che si possa celebrare il cibo e l’alimentazione con così tanto cemento. Era davvero necessario costruire tanti padiglioni consumando suolo, per poi riprodurre al loro interno campi e produzioni agricole! Sono consapevole dell’impatto economico, ma se il tema è “Nutrire il pianeta” non si poteva fare in modo più consapevole. Che fine farà dopo tutto quel cemento? Vi segnalo a questo proposito il Comitato NoExpo con cui concordo in pieno, per approfondire a farsi domande, perchè non è tutt’oro quello che appare nei tg.
Credo che un evento concepito in modo più diffuso avrebbe fatto conoscere meglio le tipicità del nostro territorio. Sfruttando le strutture che già esistono e rendendo più capillare la conoscenza dei prodotti, portando i visitatori dai produttori e non il contrario. Ma io voglio continuare ad essere ottimista, la consapevolezza si sta espandendo soprattutto nelle nuove generazioni.
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