Avete presente Racoon City, la città che fa da sfondo a molti episodi (i migliori, IMHO) della saga videoludica Resident Evil? Sotto di essa si estende il complesso della Umbrella Corporation, in gran parte segreto e sconosciuto perfino al governo statunitense. Credo che il nome ufficiale di questa facility sia Underground Laboratory. Fu costruito nel 1991, espandendosi negli anni a venire, fino a diventare una vera e propria “città sotto la città”. Vi si accede tramite la funicolare collegata alle fogne di Racoon, passaggio conosciuto da pochissime persone.
Come è logico pensare, i laboratori e la loro controparte pubblica, i Corporation Office, costruiti in superficie, danno da lavorare a oltre il 50% degli abitanti di Racoon City.
Ovviamente si tratta di località di fantasia, situati nel Midwest americano per doveri di trama.
Eppure a volte la realtà supera l’immaginazione. Prende, per esempio, le città segrete dell’Unione Sovietica.
Zheleznogorsk è una cittadina della Russia orientale, affacciata sul fiume Yenisei. Si chiama così solo dal 1992, nonostante la sua costruzione sia avvenuta nel 1950, quando la zona su cui sorge non era nient’altro che un territorio desolato al confine della foresta siberiana. Per oltre 40 anni, fino alla disintegrazione dell’impero sovietico, quasi nessuno è stato al corrente della sua esistenza. Eppure la città era popolata da centinaia di ingegneri, fisici e soldati che chiamavano il posto in cui vivevano con il nome in codice di Krasnoyarsk-26.
E non era l’unica, fidatevi.
Nell’Unione Sovietica esistevano diverse città segrete, tutte legate al programma nucleare russo o ad altre industrie correlate alla produzione o alla sperimentazione bellica di Mosca.
Krasnoyarsk-26, in particolare, era un complesso affascinante e distopico: pochi, grandi palazzi residenziali, diversi uffici pubblici, alcuni negozi, il tutto stretto a cerchio a tre reattori per la produzione di plutonio per le armi atomiche.
Non solo: A Krasnoyarsk-26 c’erano quotidiane esercitazioni per prepararsi alla sopravvivenza, in caso di scoppio della Terza Guerra Mondiale (che ovviamente si sarebbe conclusa con una desertificazione nucleare da ambo le parti). La cittadina era pensata per essere autosufficiente, lontana dai bersagli strategici dei bombardieri e degli ICBM americani, e quindi in grado di ospitare i pochi eletti (perlopiù scienziati e ingegneri) che avrebbero ricostruito un mondo sovietico sulle macerie della guerra.
Per incentivare gli abitanti di Krasnoyarsk-26 a rimanere fedeli alla loro “missione”, Mosca elargiva loro degli stipendi assai sostanziosi e garantiva ai nuclei famigliari degli importanti benefici sociali. In cambio veniva chiesto il massimo riserbo e il vincolo della segretezza. I contatti col mondo esterno potevano avvenire solo previa autorizzazione, idem gli spostamenti con gli insediamenti urbani “normali”, che comunque distavano diverse centinaia di chilometri dalla città invisibile.
Il KGB pensava a tutto, anche a controllare la corrispondenza, tramite gli uffici di Mosca e San Pietroburgo.
Paradossalmente, le città segrete erano invece in contatto tra loro, al fine di creare un’efficiente rete di scambi e di comunicazioni, che avrebbe dovuto legare gli insediamenti eletti ad adottare il mondo post-atomico sotto l’egida di Falce e Martello.
Nel 1992 il presidente russo Boris Eltsin ha finalmente riconosciuto con un decreto l’esistenza delle città segrete. Krasnoyarsk-26 è apparsa per la prima volta sulle cartine geografiche ufficiali con il nome storico di Zheleznogorsk e nulla è più stato uguale. Chiunque ora può entrare ed uscire ma nella ex città segreta non ci vengono molti turisti perché c’è poco da vedere.
Ovviamente nella vecchia città non esistono più ricerche belliche o produzione di plutonio.
PS: Le ultime due foto del post sono proprio di Krasnoyarsk-26.
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