Magazine Diario personale
Comunque, non volendo nè leggere un libro nè studiare, mi sono concentrato sui passeggeri del treno Frecciabianca. E ho scoperto che si possono raggruppare in diverse tipologie. Quasi lo facessero apposta. Così, ho tracciato dei profili coi quali voi, miei piccoli 25 lettori (quanto adoro il Manzoni? Ma quanto lo adoro??) potrete giocare nei vostri viaggi in treno, senza annoiarvi Dai, non stupitevi troppo del fatto che io sembri così magnanimo, è perchè non vedo le infradito che indossate. Tra l'altro io mi riferisco a quelli che usufruiscono della seconda classe, giacchè l'accesso alla prima, per qualche ragione a me ignota e totalmente priva di senso, mi è precluso.
Tipo 1: L'uomo d'affari.Il singolare qui non è opportuno. Conviene dire "gli uomini d'affari". Sì, perchè questi girano SEMPRE in gruppo, sono SEMPRE vestiti nel medesimo noioso modo e, cosa inquietante, si conoscono tutti. Si conoscono tutti e parlano delle stesse cose, prendono i giornali per poi non leggerli, si lamentano del fornitore che è fuggito in Argentina e non si capisce mai bene che lavoro facciano. Anche perchè, chi ha davvero voglia di ascoltarli, quando parlano di componenti per auto? Come se l'industria metallurgica fosse importante, bah. Li potrete riconoscere dal completo giacca e cravatta very anonimous il cui colore, solitamente, varia dal grigio al blu. Ci sono sporadiche presenze beige, ma per lo più sono estive. Se lo indossano d'inverno, allora sono nuovi nell'ufficio in cui stanno andando, oppure gli altri completi sono a lavare. La loro arma è la 24ore, i più formal ce l'hanno in pelle, gli altri in tessuto. Nessuno sa cos'abbiano lì dentro, quale tesoro nascondano, e francamente non ce ne frega un cazzo. Stupisce, poi, che abbiano qualsiasi ritrovato tecnologico. Quelli che non hanno tecnologia Apple, vengono considerati dai loro simili come lebbrosi, e quindi allontanati dalla loro strana comunità. L'80% di questi individui è di sesso maschile, non dimostra mai più di 50anni, sempre sbarbatissimi e brizzolati. Eleganza solo di facciata, dato che poi tirano fuori l'impermeabile blu antipioggia (davvero, è sempre blu. Come i controllori dell'autobus) e hanno il calzino bucato. Se poi è bianco il Sinceramente Vostro sviene. Che poi, tornando al discorso di prima sull'impermeabile, c'è qualcosa di profondamente sbagliato nell'abbinare il blu e il nero. Fidatevi, io l'ho fatto. Era il 2009. Da allora non mi sono più perdonato, ma trovo che mi dia sollievo confessare questo peccato qui. Certo, tutto cambia se il blu è un blu china o un cobalto, allora ok, allora nero forevvah.
Tipo 2: Lo studente residente a Milano.Lo studente residente si riconosce per il piccolo trolley con i vestiti lavati e stirati da mammà (sì, sempre quella che fa gli gnocchi) e la faccia scazzatissima, sempre contratta nella smorfia che precede lo sbuffo da scazzo. In effetti, non riescono proprio a capire perchè devono tornare il weekend in questa città vuota (ho iniziato a cantare Mina, non avvicinatevi) e poi devono prendere il treno per tornare. Non sarebbe meglio che mia madre mi mandasse i vestiti puliti per pacco postale? E' davvero snervante. Lui ha il posto prenotato, e se glielo occupi ti guarda con lo sguardo del gatto quando lo butti giù dalla sedia.
Tipo 3: Lo studente pendolare. Ovvero quella dello scrivente.
Si riconosce dalla categoria sopracitata perchè lo scazzo, sul suo volto, ha lasciato posto alla rassegnazione. Egli prende il treno come un normalissimo rituale mattutino, non sa veramente quello che sta facendo. Non sa perchè le gambe l'abbiano portato lì, dato che sta ancora dormendo. Eppure, appena mette piede nella carrozza, diventa vigile come un suricata nella savana: l'obiettivo è trovare il posto. Il posto a sedere o la vita; il posto a sedere o l'esaurimento; il posto a sedere o l'insulto. Quando lo trova, potete notare la sua espressione del volto cambiare: la speranza è che nessuno reclami quel posto. Quasi quasi pensa di fingersi zoppo, pur di restare seduto. Ecco che allora gli occhi percorrono la carrozza da una parte all'altra, guardano con sospetto ogni persona che si avvicina al sedile. La sequenza di espressioni facciali, che può variare dalla circospezione al terrore, dura pochi minuti: quel tanto che basta che il treno parta. Ma per il pendolare è un momento CRUCIALE, che può determinare l'umore di tutta la giornata. E a lui, questo momento di osservazione sembra durare un'eternità.
Una volta che è seduto, nel migliore dei casi crolla in un sonno agitato e convulso, altrimenti tira fuori qualche manuale e inizia a studiare affannosamente, perchè bisogna assolutamente finire il capitolo prima che il viaggio termini. Se invece è costretto ad alzarsi, inizia a recitare malocchi e macumbe brasiliane che non ha mai sentito prima; ma insomma, TU hai osato prendere il MIO posto che mi sono guadagnato col sudore della fronte?? E chissenefrega se hai pagato! Anche io! Non me ne frega una minchia lessata al microonde! Per quanto mi riguarda puoi anche issarti e sdraiarti sulla cappelliera per le valige lì in alto, che questo posto ora è MIO e se mi trascini via inizio a piangere, ecco.
Tipo 4. La nonna.
E' un soggetto particolare, dato che non puoi mai prevedere se sarà una nonna benevola o una nonna stronza. Quello su cui puoi star sicuro è che è rompipalle, in qualunque caso dei due.
Lei non prende mai il treno; quella volta che lo prende è per una visita specialistica in qualche ospedale in Milano o perchè è venuta a trovare i nipoti/figli. Non prendendo mai il treno, non capisce bene come funzioni ed è terrorizzata dall'essere abbindolata/rapinata/narcotizzata (sì, sono un tantino paranoiche) dal primo che passa. Solitamente, non sa dove sia la sua carrozza. Veramente scopre solo DOPO ESSERSI SEDUTA che le carrozze sono numerate, così qualche anima pia deve indicarle la strada per arrivarci. Conviene non attaccare mai bottone con questa, a meno che non vi sentiate soli, perchè inizierà una lunga pantomima sulla sua vita, su quanto il servizio sia di pessimo livello, sul perchè è venuta a Milano ecc ecc. Nel peggiore dei casi, vi dirà di tirare indietro le gambe perchè a lei "fanno un po' male a stare così". Allora tu, che fai? Mica vuoi avere l'artrite di una nonna veronese sulla coscienza; così inizi a raggomitolarti tipo riccio in una posizione scomodissima e sconosciuta alle umane genti. Da quel momento lì, non potrai più distendere le gambe. Mai più fino alla fine del viaggio, in nessuna direzione. Uno, ingenuamente, potrebbe pensare di distenderle giusto due minuti verso il corridoio di passaggio tra i sedili, giusto per far riprendere al sangue una circolazione da persona sana, ma ERRORE ERRORISSIMO. Sentirai la punta di un ombrello sulla tua scarpa ed una vocina flebile che ti dirà "Signore, non può mettersi così, se no la gente inciampa e non passa più". Già... inciampa la gente... ma che caso. Perchè io faccio sgambetti di professione, in effetti. Ho un diploma per questo. Mi piace vedere nasi rotti a causa mia, certo. Sono quelle cose che in effetti migliorano la giornata. Ma secondo te, pensionata della mmminchia, ma secondo te io sono così idiota? Ma secondo te non mi sposto? Ma io non so se il Valium ti ha anche dissolto le facoltà cognitive, mioddio. (Voi non ci crederete ma a me è capitato davvero).
Tipo 5. La studentessa egocentrica.
La studentessa egocentrica è una sottocategoria dello studente pendolare, ma è una presenza così rilevante sui treni tale da meritare una menzione a parte. Ella passa ogni viaggio al telefono, il che non è niente di male, in fondo. Peccato che queste non sono come le normali persone, che usano un tono di voce tollerabile dall'orecchio umano, ma sembra che abbiano un megafono nella gola. E allora tutta la carrozza sa le sue vicissitudini sentimentali, su cosa tizia ha fatto, su chi le ha sporcato il maglione color cipria, su quanta cacca ha fatto il suo cane nella macchina del suo ragazzo e molte altre cose talmente rilevanti da cambiare la vostra vita per sempre. In effettti, informazioni tali non devono essere celate! Non devono restare patrimonio di uno! Ma condivise, condivise con tutto il globo! Affinchè anche voi sappiate la differenza tra quello che lei voleva e quello che il parrucchiere le ha fatto. Dimenticavo di dirvi che la frequenza di voce di queste ragazze è uguale a quella di una ghirlandaia ferita o una scimmia urlatrice.
Tipo 6. La mamma in carriera.
E' la mia categoria preferita, sono bellissime e molto divertenti da osservare. E' la controparte maschile dell'uomo da affari. Ella deve destreggiarsi tra riunioni in sede (non si capisce mai cosa sia veramente questa sede), portare il figlio a basket, andare a prendere la figlia a scuola, portare le medicine alla madre e crollare a letto con una dose di morfina. Non ammetterebbe MAI di essere in procinto di un esaurimento nervoso, tuttavia non serve essere osservatori attenti per notare l'occhiaia color lago di Loch Ness che contorna gli occhi strabuzzanti. Sono tutte un fascio di nervi, molto ben vestite e pettinate, ma hanno una tensione tale nel corpo che se dovessero rilasciarla tutta in un istante riuscirebbero a rompere l'osso del collo degli astanti. Sono molto pragmatiche e, per la felicità di tutti, non hanno valige ingombranti che bloccano i passaggi e che richiedono la forza di 100 buoi per essere issate sulle cappelliere; no, loro si portano tutto in una big bag da giorno, dal tale peso che si sospetta si portino dietro tutta la batterie di pentole Mondial Casa, o il marito fatto a pezzi; non è dato saperlo. Ama i suoi figli e ama dire al mondo quanto per lei non sia così difficile destreggiarsi tra lavoro e carriera. Comunque, si è fatta chiudere le tube dopo un rischio di gravidanza, così, giusto per....
Tipo 7. L'isolato.
Solitamente è un esemplare di uomo d'affari estromesso dalla comunità perchè non ha l'iphone. O perchè ha il completo beige. O per altri futili motivi che però per loro sono dei codici di appartenenza. Soffre molto per quest'esclusione, così cerca disperatamente di entrare in un altro gruppo, almeno per costruirsi una nuova identità. AAAH se non avessi indossato quel completo khaki... (ma guarda, ma potevi arrivarci anche da solo. Il khaki solo se stai facendo il safari in Kenia, se no dimenticalo).
Egli è solito commentare, con un tono che vorrebbe essere sarcastico ma in realtà sembra quello di uno stalker, qualsiasi avvenimento di minima rilevanza che accade sul treno. Come "Eh, di nuovo in ritardo.." oppure "Balla sempre questo treno..." oppure ancora "Certo che potrebbero pulirla la Centrale...". Tutte cose che denotano quindi il suo essere un acuto osservatore. Io ve lo dico, poi potete fare quello che volete: non iniziate una conversazione, o vi ritrovete a parlare del nulla con un sociopatico (e non parlo di me, davvero). Be' io ve l'ho detto (a questo punto voi dovreste riconoscere la citazione da Harry Potter e la Pietra Filosofale del Professor Raptor. Dovreste se siete dei lettori attenti, dico..)
Tipo 8. I turisti Asiatici.
Io li adoro, davvero. Sono carinissimi. Certo, con uno stile discutibile, ma divertentissimi. I loro bagagli riportano bellissime parole che mettono il buon umore allo scrivente quali "Prada", "Dior", "Miu Miu". Notate che non ho citato Louis Vuitton? Ecco, fatevi delle domande...
Comunque nemmeno loro sono molto esperti con i treni italiani (ovviamente perchè saranno abituati a cose avveneristiche allucinanti, ma non sembrano farci caso) però non disturbano nessuno e sono sempre gentili con tutti. E poi hanno questo atteggiamento di non chiedere nulla a nessuno e di arrangiarsi, in silenzio,mestamente, con la curiosità dipinta sul volto. Essenzialmente li trovate che viaggiano alla volta di Venezia o Verona, per continuare il loro Grand Tour shoppingaro. Almeno loro possono, io intanto ammiro gli abiti che indossano. Poverini, lo fanno senza cognizione di causa, e quindi mi mettono una borsa Moschino su un abito Prada, ma glielo si può perdonare.
A questo punto, io mi auguro che non ne sia uscito un profilo del sinceramanete Vostro come una persona terrorizzata dal mondo, arrogante e con tendenze un attimino dittatoriali. Non sono sempre così. Non credo. Alla fine, ho sempre gli occhi da Bambi che mi salvano.
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