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Tir

Creato il 10 marzo 2014 da Ussy77 @xunpugnodifilm

film tirQuanto delude il tir di Fasulo

Pellicola a metà strada tra la finzione e la realtà, Tir (2013), vincitore dell’ultima edizione del Roma Film Festival, esibisce una costruzione narrativa on the road, ma fatica a raccontare la storia dell’uomo all’infuori del camion.

Da qualche mese Branko ricopre il ruolo di camionista per una ditta di trasporti italiana. Pur essendo un insegnante (nel suo paese d’origine), il suo nuovo lavoro gli permette di guadagnare tre volte tanto.

Mockumentary diretto da Alberto Fasulo, Tir è la pellicola che ti aspetti. Macchina da presa fissa sul protagonista (l’attore sloveno Branko Zavrsan, che ha preso la patente ad hoc per sei mesi), la vicenda che si sviluppa nelle telefonate con la moglie e i paesaggi che cambiano continuamente fuori dal finestrino. Il regista gira mezza Europa e vuole mostrare l’anima del camionista, la sua vita grama (e votata esclusivamente al guadagno) e gli orari assurdi. E tutto ciò è avvolto in un silenzio autostradale. Ma questo a cosa porta? Difatti se l’intento è documentaristico, il dramma e la desolazione che si disegnano sul viso di Branko sono pura finzione. E allora ci si chiede: quanto può essere interessante un prodotto di questo tipo?

In fin dei conti il rischio che corre Fasulo è quello di annoiare, perché il climax non giunge mai e la tensione (se di questa si può parlare) non è sostenuta a dovere. Difatti Tir alterna dialoghi (rigorosamente telefonici o con il vero camionista Maki) a carichi e scarichi, ma pare che non vada da nessuna parte. Un film che è alla ricerca, drammaturgicamente e poeticamente, della figura del camionista esiliato, che prende decisioni troppo affrettate, che diviene geloso per un racconto della moglie, che si lava e mangia alla buona, ma tutto ciò non imprime alla pellicola nulla di veramente innovativo. L’impressione è che l’impianto fittizio prenda il sopravvento sulla costruzione puramente documentaristica. Perché lo spettatore si trova più interessato a seguire pedissequamente le telefonate, piuttosto che interessarsi alla vita difficoltosa di Branko. Purtroppo Tir è un prodotto esile e che non riesce a trasmettere le necessarie emozioni di un camionista che percorre l’Europa e si sente lontano da casa. E visto che le domande abbondano in un film di questa tipologia, aggiungiamone altre due: perché Tir ha vinto a Roma? Sarà perché Venezia ha aperto le porte a una nuova moda (dare risalto al genere documentaristico) premiando Sacro GRA (2013)?

Uscita al cinema: 27 febbraio 2014

Voto: **


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