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Tiramisù - Recensione

Creato il 24 febbraio 2016 da Lightman

A vent'anni esatti dal suo debutto come attore sul grande schermo, il comico Fabio De Luigi passa dietro la macchina da presa per dirigere la commedia Tiramisù, di cui è anche protagonista.

Tiramisù - Recensione

Da quella seconda metà degli anni Novanta in cui, non accreditato, apparve in Nitrato d'argento di Marco Ferreri al 2015, che lo ha visto al fianco del napoletano Alessandro Siani in Si accettano miracoli, la filmografia del romagnolo classe 1967 Fabio De Luigi si è popolata di oltre trenta partecipazioni tra televisione e cinema; nessuna delle quali, però, in qualità di regista.
Nelle sue parole "Dolce, modo di dire e bel titolo", Tiramisù ne segna, appunto, il debutto dietro la macchina da presa, la cui idea si sviluppa dal semplice cerchio narrativo che prevede il salire, il cadere ed il ricominciare tirandosi di nuovo su.
Infatti, lo troviamo anche nel ruolo del protagonista Antonio, rappresentante di materiale sanitario che, sposato con Aurosa alias Vittoria Puccini, gira con poco entusiasmo le sale d'attesa dei medici di base cercando di piazzare con scarsi risultati garze, bende e cerotti; fino al giorno in cui, dimenticato in uno studio il tiramisù preparato dalla moglie e destinato alla Caritas, inizia la sua improbabile scalata professionale e sociale per la quale non è stato affatto progettato.

Scritto e diretto da Fabio De Luigi

Tiramisù - Recensione

Perché è dopo che un dottore lo ha assaggiato rimanendone conquistato che prende il via la sequela di intrallazzi, sotterfugi e gesti di piccola e grande corruzione destinati a portarlo ad ottenere un sempre crescente successo in campo sanitario.
Il successo che la commedia in questione prova a smontare nell'inscenare l'arroganza di chi perde il senso delle cose e la corruttibilità delle persone; man mano che la "iena" del piccolo schermo Angelo Duro e Alberto Farina contornano le giornate di Antonio rispettivamente nei panni del cinico cognato trentenne Franco - separato con figlia di nove anni a carico e impegnato nella moda e nel frequentare modelle - e dell'amico Marco, depresso a causa dei debiti accumulati attraverso la gestione sciatta e disfattista della sua enoteca Vini e vinili.
E, al di là della proiezione di un film d'autore presso la sala del cineasta indipendente Silvano Agosti, una grottesca esibizione al piano per l'avatiano Bob Messini e più di un imprevisto con il defibrillatore, sono proprio le situazioni che li vedono intervenire quelle maggiormente volte a fornire i momenti comici dell'intera operazione.
Momenti cui vanno aggiunte anche una telefonata con un pizzaiolo balbuziente ed una breve battuta di caccia in compagnia del veterano Orso Maria Guerrini, ma che non risultano sufficienti a salvare dalla debolezza imperante un elaborato capace di spingere l'annoiato spettatore a ridacchiare soltanto in rarissime occasioni... rendendo oltretutto sprecate, di conseguenza, le partecipazioni di lodevoli volti noti dello spettacolo tricolore, da Bebo Storti a Nicola Pistoia, passando per la Giulia Bevilacqua di Natale col boss e l'intramontabile Pippo Franco.

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