Tirannia e anzianità

Creato il 13 dicembre 2010 da Lucas
«Malattia e morte sono, forse, le sole cose che un tiranno abbia in comune con i suoi sudditi. Solo in questo senso è un vantaggio per una nazione essere governata da un vecchio non è detto che la consapevolezza della propria mortalità illumini o ammansisca una persona, ma il tempo che un tiranno impiega a meditare, poniamo, sul proprio metabolismo è tutto tempo sottratto agli affari di Stato. Le fasi di bonaccia interna e internazionale sono direttamente proporzionali al numero di malattie che affliggono il vostro Primo Segretario del Partito o il vostro Presidente a Vita. Anche se è tanto ricettivo da arricchire il proprio repertorio aggiungendovi quell'arte della brutalità che è inerente a ogni malattia, di solito egli esita non poco prima di applicare questa scienza nuova ai suoi intrighi di palazzo o alla sua politica estera, se non altro perché si sforza istintivamente di rimettersi in salute o semplicemente crede in una piena guarigione.Nel caso di un tiranno, il tempo che altri impiegano per pensare all'anima è sempre assorbito da progetti e manovre miranti a perpetuare lo status quo. Un uomo nella sua posizione, infatti, non distingue tra presente, storia ed eternità, che per lui si fondono in un tutto unico grazie alla propaganda ufficiale e a ciò che essa dice a beneficio del tiranno e della popolazione. Il tiranno si aggrappa al potere come ogni persona anziana si aggrappa alla sua pensione o ai suoi risparmi. Quella che a volte può sembrare un'epurazione nelle alte sfere è percepita dalla nazione come un tentativo di difendere la stabilità per la quale questa nazione ha optato fin dal giorno in cui ha permesso che s'instaurasse la tirannia».
Iosif Brodskij, Il canto del pendolo, Adelphi, Milano 1987 (pag. 265-6, traduzione di Gilberto Forti)

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