Tirare a campare a Napoli, l’arte dell’arrangiarsi

Creato il 18 giugno 2011 da Stregonestregato @ppstronzi

A Napoli, si sa, i mestieri particolari e originali hanno sempre abbondato. Ieri sera, facendo una passeggiata per Mergellina, ho potuto constatare che, come diciamo da queste parti, stanno come i pazzi. Ho notato un aumento esponenziale delle persone che cercano in tutti i modi di guadagnarsi qualche spicciolo in più con lavoretti non proprio comuni.

- 1) Le rose: Sì, le rose. Venditori di rose dovunque, ad ogni metro. E vabbé, normale, direte voi, i venditori di rose sono dappertutto nelle grandi città. Certo, dico io, ma non sono i cittadini stessi a farlo, però. Lungi da me qualsiasi valutazione discriminatoria, ma a Milano, per esempio, coloro che fanno questo lavoro sono i pakistani, non di certo i milanesi. A Napoli, non sono gli extracomunitari che tirano a campare, ma i partenopei stessi. E quindi tante rose piene di “ué”, “jamm” e “fà felice ‘a guagliona toja“.

- 2) I parcheggiatori: Ecco, questi amabili signori sono sempre stati presenti a Napoli, un po’ come le blatte negli stabili antichi di Milano; si sono annidati secoli fa, sono sottoposti (spesso sfruttatissimi) della camorra e rompono il cazzo come poche cose al mondo, anche quando il pagamento del parcheggio non è previsto dalla legge. Quindi, nulla di nuovo, direte voi. Certo, ridico io, peccato che si siano moltiplicati: mentre prima un parcheggiatore teneva sottocchio una zona di almeno 500 metri, adesso ce ne è uno ogni 50/100 metri. Scesi dalla macchina, siamo stati assaliti da due parcheggiatori abusivi diversi nel giro di due minuti e due metri di distanza.

- 3) Le sigarette di contrabbando: È notizia proprio di una settimana fa che a Napoli hanno sgominato una banda di italocinesi che diffondeva sigarette di contrabbando ad elevatissima percentuale di catrame e quindi ancora più pericolose per la salute. Ricordo che a Napoli e nella provincia, quando ero bambino, i contrabbandieri di sigarette erano una realtà abbastanza diffusa; non era inusuale vedere qualche strappona col suo bel bancariello pieno di marlboro e quant’altro, la molletta nei capelli, la trippa che usciva fuori dal top e un’attitudine al contorcimento vocalico degno degli accenti più tamarri del mondo. Poi, improvvisamente, sparirono e le sigarette di contrabbando esibite così, alla luce del sole, erano divenute una rarità (tranne a Forcella, ovviamente, cuore pulsante di questa attività, dove i bancarielli sono ancora presenti, sprezzanti delle forze dell’ordine e della legge).

Fatto sta che a Napoli non se ne vedevano più, almeno fino a ieri sera. Sotto Castel dellOvo, c’erano alcuni tizi che sfrecciavano in motorino e ti offrivano sigarette dai loro giubbotti: il mestiere del contrabbandiere si è evoluto, niente più bancarielli, niente strappone arroganti, ma omini veloci e sfuggenti che in tutta velocità ti offrono tabacco alla velocità della luce. Ieri, Scombinata, che appena sente odore di risparmio si fionda come una forsennata, stava cedendo a uno di questi giustizieri in motorino: io, giustamente, l’ho fermata riferendole della notizia del catrame e della banda sgominata il 10 giugno. il tipo, che al momento girava tra i tavoli del locale al quale eravamo seduti, ha urlato che lui era un tabaccaio vero e non uno farlocco. Non so se sia vero, credo che quelle sigarette fossero comunque tarocche. Ma se pure fosse vero, quanto cazzo è preoccupante che un tabaccaio che si fa il culo già durante la giornata deve andare poi la sera a piazzare pacchetti di sigarette di qua e di là? Io sono convinto che fosse un falso, ma il sospetto resta, data la situazione attuale di Napoli e dell’Italia tutta.

- 4) I venditori di desideri: Mentre eravamo imbottigliati nel traffico e io ero colto da svariati delirium tremens mentre guidavo in quel caos totale del lungomare, improvvisamente nel cielo vediamo svolazzare delle luci rosse. Ufo? No, lanterne rosse che, con l’aria calda sviluppata dalla fiammella accesa al loro interno, si andavano a chiavare senza senso di qua e di là, come ossessi senza scopo. Praticamente, lungo tutto via Caracciolo, puoi trovare dei simpaticissimi venditori di desideri che ti offrono la possibilità di accendere la tua spaccimma di lanterna, scriverci sopra il tuo ipocrita pensierino e farla volare via così che tutto quello che vuoi accadrà e il mare sentitamente ti ringrazierà per averlo contribuito a inquinarlo senza ritegno con questi oggetti assurdi che precipiteranno nell’acqua una volta che il fuoco si sarà spento.

Veramente interessantissimo, magari il tuo desiderio sarà anche: “voglio che l’inquinamento scompaia” e così sarai stato doppiamente coglione. E la cosa assurda e che la gente era emozionatissima da questa incredibile idea e quindi un sacco di queste lanterne rosse volavano nel cielo piene di desideri della gente, espressione pura della scemenza delle persone. Ma, esattamente, quale sarebbe il senso? La poesia di inquinare l’ambiente di ulteriore monnezza? Di spendere quei soldi inutili per un desiderio che precipiterà dopo cinque minuti esatti? Di tentare di far fare incidenti alle macchine se la lanterna ci cade sopra dall’alto dei cieli?

Ecco, ora potete capire bene il mio “stanno come i pazzi” iniziale. Napoli si dimostra sempre particolare e unica, anche nell’affrontare un momento di crisi economica come questa. Però non so quanto questo sia poetico, anzi. Io me ne stupivo ma ne ero anche parecchio infastidito: forse è meglio che chiedere semplicemente l’elemosina, magari questo atteggiamento dimostra una voglia di non abbattersi anche nelle circostanze più avverse, studiando dei modi per campare e tirare avanti e forse qui è l’unico nocciolo della questione. Il resto è semplicemente espressione di un’Italia che degenera. Vero, Brunetta?


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