Pistola, carabina, skeet, fossa olimpica etc: se posso, me li guardo tutti. Le discipline di tiro sono davvero affascinanti, e mi piacciono da morire.
Da quando ho memoria, mi ricordo delle Olimpiadi. Mi ricordo di mia sorella neonata che dorme, e io e i miei genitori a guardare alla tv gente che corre sulla pista (poi ho scoperto che era Ben Johnson), e gente con la pistola. É uno dei miei primi ricordi, se così si può dire.
A dirla tutta, non sono per niente esperta di queste discipline, ma mi piace guardarle così, con l’incanto dell’inesperto, e stupirmi ogni volta della percentuale incredibile di precisione al bersaglio o al piattello. Ma non è solo una questione di mira.
C’è qualcuno che ridacchia, davanti all’età e al fisico di alcuni tiratori. Eppure, c’è poco da ridere: le discipline di tiro sono veramente trasversali e “democratiche”, alla stregua dell’equitazione - dove non c’è differenza tra donne e uomini e addirittura a Londra 2012 partecipa anche un cavaliere settantenne. Non importa quanti anni hai, o se non hai i muscoli di Asafa Powell: di certo, un fisico allenato non può che aiutare, ma quello che importa è soprattutto la testa.
I tiratori sparano in apnea, e così rimangono per circa mezzo minuto, il tempo per concentrarsi, prendere la mira e sparare. La preparazione del tiratore lo porta a fare un lavoro aerobico, per tenere basse le pulsazioni. Più lento batte il cuore, meno vibrazioni del corpo si “subiscono” nel momento del tiro. Ma quello che davvero mi stupisce è la tenuta mentale dei tiratori, che conoscono sé stessi davvero bene, e sono in grado di mettere in atto tecniche di concentrazione davvero mirabili. Roba che se tutti noi fossimo concentrati la metà dei tiratori, le compagnie di assicurazione delle auto andrebbero in fallimento.
Quello che mi è sempre piaciuto dello sport è la sua capacità di farti ascoltare il tuo corpo. Grazie agli allenamenti, uno sportivo è in grado di sviluppare una sensibilità particolare nei confronti del proprio fisico, una specie di orecchio viscerale, una linea diretta con ogni singola cellula muscolare e nervosa. I tiratori sono avanti, perché la loro linea diretta abbraccia completamente anche la sfera emotiva e cerebrale, quella che spesso e volentieri fa la differenza, in altre discipline, tra il campione e il fuoriclasse .
In un gesto piccolo come quello di premere il grilletto è racchiuso lo spirito più profondo e autentico dello sport tutto. Rubando le parole a una mia amica – Rossana, tiratrice a bersaglio per passione – posso dire che tirare è un po’ come scattare una foto: bisogna trattenere il respiro per farlo bene, ma non è difficile. Non devi pensare che devi rimanere in apnea, perché in fondo si tratta, comunque di un’emozione. E il fiato, l’emozione, te lo toglie da solo.
Photo credit by Armietiro
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